Pagina pubblicata 21 Febbraio 2025

Umberto Sartori,
Confutazione della Storia di Venezia di Frederic Chapin Lane, 2023

 

Frederic Chapin Lane

Frederic Chapin Lane (from "The Collected Papers of Frederic C. Lane", John Hopkins Press, 1966).

Eh no, caro signor Frederic Lane

Mi ero portato in esilio la sua "Storia di Venezia" che, da brani letti qui e là mi sembrava la meno faziosa e falsificatoria tra le pubblicazioni accademiche in merito.
Ho preso in mano il suo libro con l'intento di leggerlo infine, cogliendo l'occasione di questa recente prolungata interruzione dei servizi di comunicazione nella mia zona: ho dovuto tristemente ricredermi.

Ora, posso capire che lei abbia dato per buone le falsità del Daru sui primi Veneziani e sugli albori della loro Repubblica; dopotutto lei ha scritto prima del 1973: gli scavi di Altino erano forse meno comprensibili che oggi e certo il ponderoso volume di Ernesto Canal sull'Archeologia Lagunare non era ancora stato composto.

È anche possibile che lei ignorasse i "Discorsi sulla Storia Veneta" (1815) di Domenico Tiepolo, che ben chiariscono quegli antefatti della Serenissima. È un dato di fatto che le duemila copie stampate non furono mai riprodotte e scomparvero disperse in biblioteche pubbliche e private dopo essere state stroncate con un paio di trafiletti della stampa locale come un inutile esercizio di stile che avrebbe sostanzialmente confermato le calunnie del Daru.

Posso anche capire che lei abbia trascurato di esaminare a fondo gli scavi di Aquileia dai quali avrebbe potuto comprendere che non questa nacque come colonia romana ma che fu Roma la colonia fondata dagli Aquileiesi. Aquileiesi che, essi sì, erano a loro volta colonia Trojana, dove Enea plausibilmente corse a rifugiarsi e ristorarsi dopo la distruzione della Città-Madre.

Molte altre piccole imperfezioni imputabili a innocente ignoranza o superficialità, le avrei perdonato, si tratta in fondo di fonti tutte in Italiano, lingua che forse non le era congeniale.
Non così però il Lavoro del Reverendo Reuben Parsons, americano, che nel 1893 pubblica "Alcuni Errori e Menzogne della Storia". Nel suo amore per la Storia di Venezia, caro Lane, come mai ha completamente obliato quel grido di verità in inglese, con le citazioni di vari intellettuali e politici internazionali volte a sfatare le calunnie anti-veneziane divenute luogo comune della storiografia?

La disturbò forse l'affermazione del Parsons secondo cui i primi calunniatori della Repubblica di Venezia, prima ancora dell'Opera Omnia del Daru, erano proprio i suoi connazionali britannici?

"... Fino agli albori del diciannovesimo Secolo, questa idea di Venezia fu in prevalenza effetto di calunnie Inglesi e Protestanti. L'odio ereticale e la rivalità commerciale si erano combinate nell'installare pregiudizi contro quella Repubblica Cattolica che per secoli era stata il più benestante tra i grandi Stati d'Europa. ..."

Quando però sono giunto alla sua citazione della lettera di Cassiodoro ai Tribuni Marittimi e al modo in cui la riassume, ho dovuto toccare con mano che non di superficialità si trattava ma di un intento falsificatorio e calunnioso verso la Repubblica di Venezia, appena un poco più velato di quello del suo prolisso antesignano francese.

Il testo era evidentemente sotto i suoi occhi e lei ne ha deliberatamente alterato il costrutto a fini demagogici.

Dalla sua interpretazione di quel testo appare evidente l'intento denigratorio e minimizzatore verso la Repubblica e la sua Virtù; viene anche in evidenza che, con ogni probabilità, anche molte delle altre letture "imprecise" non erano involontarie.

Del resto avrei dovuto comprenderlo sin dalla Prefazione, dove lei confonde il Mito con le ipotesi sulla protostoria e le narrazioni Tradizionali. La cito:

"... La ricerca storica non può distruggere fino in fondo i miti a meno di commettere una sorta di suicidio: tale è la potenza dell'immaginazione, che la creazione di miti, e la loro demolizione, sono una delle linfe vitali della Storia. ..."

È una confessione di infedeltà velata, la sua. Lei ammette di non riportare necessariamente degli eventi reali: introduce nella Storia una caratteristica che può solo applicarsi alla proto-storia, dove le fonti primarie sono mancanti o criptiche.

Ma da quando esiste la Storia propriamente intesa, ovvero l'archiviazione di documentazione scritta sugli eventi contemporanei, la sola linfa vitale della Storia sono quei documenti.

La Storia, nella Civiltà Occidentale, compare piuttosto tardivamente.

I Greci ne affidarono il compito ad Aedi, Poeti e Artisti figurativi che ne resero una narrazione leggendaria, mitologica, sostanzialmente letteraria ma ancora criptica e soggetta a interpretazioni per gli occhi nostri contemporanei.

I primi intenti di vera Storia si avranno con i Romani, ma solo a sprazzi, lacunosi e largamente inaffidabili in quanto troppo spesso esiti di intenti celebrativi o autocelebrativi.

Dopo la caduta dell'imperialismo romano lo scrivere descrizioni di eventi fu retaggio di Comunità Monastiche isolate: ancora questi cronachisti offrono poco appiglio per formulare una ipotesi di Storia propriamente intesa, ovvero comprensione delle catene di causa ed effetto negli eventi passati. I loro dati sono di acquisizione incerta e non esenti a volte da alterazioni deliberate per ragioni di convenienza religiosa o ideologica.

La Storia propriamente intesa comincia per noi con l'infittirsi della comunicazione ufficiale scritta. Quella commerciale ma soprattutto quella fra Stati.

La prima Nazione ad avviare l'Archiviazione scritta sistematica di ogni Atto di Governo e a rendere mandatoria la tenuta di scritture commerciali e notarili fu la Repubblica di Venezia, presumibilmente attorno all'anno Mille.
Purtroppo un grave incendio nel XV Secolo distrusse la quasi totalità degli scritti sino ad allora archiviati dalla Repubblica, quindi non mi è possibile dire quando i Veneziani avviarono questa pratica.

La Storia propriamente e modernamente intesa, dunque, si fa risalire come generalmente acquisita fra le necessità umane generalizzate solo al XV secolo e se ne rende con proprietà onore di maieuta al neoplatonico Francesco Guicciardini.

Dunque, caro signor Frederic Chapin Lane, come vediamo la Storia dista molti secoli, forse circa tre Millenni, dai Miti cui lei la vorrebbe intimamente connessa.
Sono troppi perché sia lecito attualizzarli in una ricerca storica contemporanea.

La mia opinione è che questo suo libro si sia assunto il compito di "limare" la cosiddetta "leggenda nera" di Venezia, spurgandola solo di quelle menzogne escogitate dal Daru divenute troppo puerili per essere sostenibili nel moderno livello d'informazione.
Solo un aggiornamento, una seconda edizione riveduta e corretta della vecchia "Histoire de la Republique de Venise" in versione Reader's Digest.

Ho trovato di meglio da leggere al lume di una torcia elettrica in queste due lunghe serate al buio...

Umberto Sartori, Shaminala Luglio 2023


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