Storia di Venezia
Pagina pubblicata 30 Ottobre 2013
Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
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Alle pagg. 75 e 76. il Tentori descrive lo stato di disinformazione, lassismo e incoscienza in cui i Savj agiscono e tengono il Senato. Ancora una volta assistiamo a un esercizio di stile ellittico. Nell'attacco del capoverso principale, Cristoforo Tentori dà quasi per buona l'ipotesi corrente di un Senato e di Savj imbelli paurosi e incapaci. Continuava dunque il fatale torpore, e tutta la confidenza ponevasi da' Savj nell'osservare colla più scrupolosa lealtà le professate Massime di Neutralità, attendendo qualche rovescio, che mutar facesse l'aspetto delle cose e che allontanasse il turbine che minacciava l'Italia... Non mi sento di escludere che questo sistema di iniziare Capitoli con ipotesi che saranno destituite di fondamento nel proseguo del discorso, fosse un artifizio per ingannare l'occhio della censura, fidando nella pigrizia e superficialità degli incaricati della Censura stessa. I Savj continuano a proclamare ovunque la debolezza e l'inefficenza della Repubblica, la mancanza di capi militari e bilanci e altre carenze che il Tentori ha già dimostrato essere false ancora nella Presentazione di questa sua Opera. Senza coltivare dubbio alcuno essi pretendono di far riposare le sole speranze della Repubblica nell'instabile e feroce pseudo-Repubblica Francese, non peritandosi a tal fine di inimicarsi tutte le altre grandi potenze europee, inclusa quella da lungo tempo amica d'Inghilterra, come vedremo tra breve. ![]() La Festa dell'Essere Supremo in Campo di Marte a Parigi 8 Giugno 1794 in un quadro di Pierre-Antoine Demachy (1723–1807) (image courtesy of Wikimedia). Solo reagiscono violentemente, i Savj congiurati in Collegio, quando qualcuno disturba il sonno ipnotico in cui tengono il Senato: E guai a Chi Credeva diversamente, o proponeva al Senato con eccitamenti di dover prendersi in riflesso le politiche circostanze della Repubblica! Era infatti quel Cittadino considerato da' Savj come sovvertitore dell'ordine sociale, e della pubblica tranquillità. Reati, in Venezia, piuttosto gravi. Nella nota a pag. 76 l'Abate chiama in causa come principale artefice del sortilegio di nullità che avvince il Senato il già in questo ruolo citato K. Girolamo Zuliani. E noto Lippis atque Tonsoribus (ai miopi e ai barbieri, citazione dalle "Satire" di Orazio; N.d.E.) che queste furono le ragioni, le mille volte ripetute nelle Consulte, e nel Senato, del K. Girolamo Zuliani, secondato, dagl'altri, che passavano d'intelligenza con esso lui, e che copiate furono in seguito dal K. Piero Donà, come si dirà. Nel Novembre 1794, dunque, il Tentori ci descrive i Savj tutti intenti a farsi perdonare dai Francesi l'affronto di aver rifiutato Noel come ambasciatore. Ai penitenti "savj veneziani" viene offerto in cambio il "Ministro Plenipotenziario della repubblica Francese in Venezia", nella persona del Cittadino Lallement (1), al secolo Gio: Battista Lallement, detto come vedremo tra poco "un certo Sig. Lallement" dal Residente Inglese Worslsey. La magniloquente magnanimità reciproca che sgorgherà tra i Savj e i Francesi è riportata nelle comunicazioni relative, ma prima di giungere a queste, Tentori ci porta a leggere un'altra carta nascosta a quel tempo al Senato, ovvero la costernata comunicazione del Worsley, che riceverà dai savj proterva risposta. Già il 4 Novembre 1794 Worsley manifesta con la sua nota l' "estrema sorpresa" alla notizia che in Venezia sia giunto "un certo Sig. Lallement" per assumersi il ruolo di "Ministro Plenipotenziario della sedicente Repubblica Francese appresso la Serenissima Repubblica di Venezia". Mettendo bene in luce la differente stima che una "Repubblica Serenissima" riscuoteva presso la sua Corte rispetto a una "sedicente" come quella francese, il Worsley non esita a suggerire ai savj di non accettare di riconoscere uno Stato in condizioni belluine, consigliando di riutilizzare lo stratagemma già usato dal Senato per rifiutare il Noel nel luglio 1793: da pag. 77: Che la Repubblica non potendo fare verun cambiamento nella forma di sua corrispondenza Ministeriale, ella si trovava nella necessità di resistere nelle circostanze presenti ad ogni cangiamento da quello d'Incaricato di Affari, che sussiste per il suo Governo, e con loro approvazione. Worsley sollecita quindi una pronta risposta in merito, in quanto valuta la questione come suscettibile di interrompere o mantenere quell'amicizia che da tanti anni sussisteva fra Venezia e l'Inghilterra. I savj risponderanno il 24 novembre, ma prima Tentori ci porta nell'entusiastico abbraccio tra Francesi e Veneziani, leggendo le comunicazioni tra l'uscente incaricato Giacob/Giacobbi, il nuovo arrivato Lallement, e i savj. ![]() La "Battaglia dei Fiori", vittoria francese del generale Jourdan, 1l 26 Giugno 1794, contro l'armata austriaca condotta dai Principi di Cobourg e d'Orange. A sinistra di Jourdan, Saint-Just in missione, a destra Marceau, Kléber e Championnet. Opera di Jean Baptiste Mauzaisse (image courtesy of Wikimedia). 1794, 13 NovembreLe effusioni Franco-Venete si aprono con la lettera di Giovanni Jacob (altrove, Giacobbi) in cui l'ex incaricato d'affari annunzia l'arrivo del Cittadino Lallement come prescelto dalla repubblica Francese per rappresentarsi a Venezia. Con l'occasione dichiara terminato il suo mandato di Incaricato d'affari e prende congedo, rassicurando sui "sentimenti di rispetto, di venerazione, e di riconoscenza di cui è penetrato" nei confronti delle Loro Serenità ed Eccellenze" (pag. 77). Nello stesso giorno sono presentate le Lettere Credenziali del Lallement, accompagnate da una lettera che il Tentori riporta integralmente da pag. 78 a pag 80. Il tono della lettera è assai diverso da quello con cui i savj vorrebbero far passare per neutralità il loro atteggiamento. La prosopopea diplomatica sovrabbonda di riferimenti alla "buona intelligenza e armonia che da lungo tempo sussistono fra le due Nazioni" (pag. 78). In questo punto, prima che il Lallement si profonda nel perdono per l' "affaire" Noel, e in sperticati elogi sia della Veneta che della Francese Nazione, sapiente e prudente la prima, trionfante la seconda, il Tentori interviene con una bruciante nota che rimanda al dispaccio Sanfermo da Parigi in data 6 giugno 1794, già esaminato a pag 69, in cui il Residente rende note le vere intenzioni francesi di prendere Venezia. Come al Tentori, tale dispaccio non era certo ignoto ai savj. Lallement passa poi a dettare le condizioni dell'amicizia con i Francesi, in particolare riferendosi alla libera circolazione, commercio e industria di questi sul suolo Veneto, e i vantaggi che Venezia ne può trarre, laddove sotto mentita spoglia di Neutralità, essa stringa quello che è a tutti gli effetti un patto di alleanza militare con la Francia, e una implicita dichiarazione di guerra fredda, quando non guerreggiata, a tutte le altre Nazioni. Pone anche come clausola per un sereno rapporto diplomatico l'accettazione integrale e indiscussa delle sue Credenziali. Il Cittadino Lallement non pensa che vi sia da fare la menoma osservazione sulla forma delle Lettere di Credenza, che viene d'essere adottata dal Governo Francese... Tentori non trascura di fornirci la traduzione delle "Lettere di Credenza" del Lallement, dopo aver definito "menzognero" lo scritto personale dello stesso. Se poteva essere opinabile il contenuto militare dei salamelecchi del diplomatico, le Credenziali non lasciano dubbi, sulla natura della "neutralità" veneziana. L'Alleanza, e pure fedele, viene esplicitamente nominata nell'intestazione. Li Rappresentanti del Popolo Francese componenti il Comitato di Salute Pubblica della Convenzione Nazionale, incaricato per Decreto del 7 Fructidor della direzione delle Relazioni Esteriori alla Repubblica di Venezia Amica, e Fedele Alleata della Francia. Tra gli incarichi diplomatici conferiti dal suo Giverno al Lallement, figurta esplicitamente quello di esercitare propaganda "giacobina", sotto la protezione delle Loro Eccellenze i savj. Esso è incaricato spezialmente di manifestar alla Repubblica, e Governo di Venezia che i principj Politici del Popolo Francese sono quelli della Giustizia, e deIl'eguagÌianza fra le Nazioni, che sole possono garantire la libertà, e la indipendenza respettiva de Popoli.
Se "folle" era il tempo, come mai i meccanismi di interferenza e le sobillazioni girarono invece perfettamente oliate e sincrone come in un meccanismo a orologeria?
Pare, senza esser troppo maliziosi, che i savj diano il benvenuto al latore di tale incremento di bilancio. I savj si spingono a mettere una buona parola presso il Comitato di S.P. francese per l'uscente Jacob/Giacobbi, al quale si informa, a ogni buon conto, di aver corrisposto "... il consueto dono per contrassegno del Pubblico aggradimento, ...". En passant, ricordiamo che quando l'Incaricato d'affari francese aveva tentato di alzare insegne di Francia sulla sua ditta di import-export, il "Pubblico" Veneziano era insorto in folla... Dalla Fedeltà nell'Alleanza, in fase di commiato, l'entusiasmo dei savj si travasa addirittura nell'affetto. Sempre con analoga firma d'affetto (forse un vezzo libidinoso dei tempi?), i savj spediscono risposta anche al cav. Worsley, dove però l'affetto non è congruente con il contenuto della comunicazione. Sostanzialmente, si informa come non sia valutato dai savj ripetibile l'espediente del 1793, e che a fronte della decisione del Giacobbi di ritirarsi dagli affari, la repubblica si trova sguernita delle interfacce "amorose" con la Francia. Essa sente dunque il bisogno di accoglierne un ambasciatore, con o senza l'approvazione del buon Giorgio V. Significativa la sfumatura nei saluti: dove alla Francia, per mezzo del Lallement, si "dichiarano li sentimenti della particolar nostra considerazione, ed affetto", a Worsley, perché ne riporti ai Britannici, "si rinnovano le asseveranze della perfetta nostra considerazione, ed affetto.". Gennaio 1795Si mantenne dunque per suggerimento de' Savj il Senato costante nell'adottata massima di Neutralità disarmata, e continuarono quindi ad essere spalancate, per così dire, le porte de' pubblici Stati a' ladri, ed assassini sulla ferma fiducia, che questi ladri ed assassini non avessero coraggio di entrar in casa nostra, perchè noi ci professavamo loro amici, ed operavamo lealmente verso di loro. Tali erano tuttora le professate massime de' Savj, e conseguentemente quelle del Senato nell'anno 1795. Già al 7 Gennaio i savj si premurano si nascondere al Senato le informazioni da Genova su di un famoso scellerato di nome Eudriya, ladro di milioni e stragista a Lione, nonché di un altro pericolo pubblico presumibilmente diretto a Venezia, tale Camillo Cardo, alias Antonio Calvi, noto come agente occulto dell'Assemblea Francese. Febbraio 1795Savj di Collegio e Inquisitori continuano a ricevere i "messaggi confidenziali" dal Sanfermo a Basilea. ... i grandiosi preparativi de' Francesi per la nuova campagna, e particolarmente per l'Italia. ![]() Omaggio a Eulero del matematico italiano Giuseppe Lodovico Lagrangia, meglio noto come Joseph-Louis Lagrange, che divenne un pilastro della massoneria illuminista francese sin dagli anni della formazione dei Club. (image courtesy of http://descrittiva1.blogspot.it). Ancora più allarmanti le notizie che il Residente a Torino Giacomazzi invia il 21 Febbraio 1795, e che del pari inquisitori e savj tengono per sé: ... che era stata rinforzata l'armata di Tolone destinata per l'Italia. Che si erano a quest'oggetto formati grandiosi magazzini nel Golfo delle Spezie. Che si trovavano esposte le Coste della Toscana, del Papa, e di Napoli. Che dicevasi meditata una invasione per il Genovesato nel Parmigiano. Che ciò non ostante la comparsa delle squadre Inglese... C'è dunque il rischio concretissimo che saltino tutti gli Stati cuscinetto che avevano sempre ammortizzato le ricorrenti vicinanze diplomatiche con la Francia nei Secoli scorsi, ma i savj sono ben lungi dal volerne preoccupare il Senato. Da ben prima dei Savoia che ora tentennano, vediamo i nostri congiurati soffiare vento nelle vele francesi. Similmente nella filza delle "non lette in Senato" finisce la Comunicazione del Residente a Napoli Businello in data 14 Aprile, che vorrebbe ragguagliare il Senato sulla "congiura fortunatamente scoperta in Palermo". Questa doveva scoppiare il Venerdì Santo. Dovevansi massacrare tutti i Capi del Governo, impadronirsi del Banco, del Monte, e dar il sacco a tutte le case ricche. Il capo era stato arrestato, ed era un certo D. Francesco Paolo de Brasi Avvocato;... A fronte di questi evidenti prodromi all'invasione d'Italia da parte della Francia, anziché a partecipare a una attiva difesa, "i savj del Consiglio pensavano a vieppiù raffermare l'amicizia della Repubblica con la Francia, da cui essi stoltamente si promettevano la salvezza de' pubblici Stati..." Stolti furono certamente, caro Abate, ma ai nostri occhi che oggi osservano più complessivamente la situazione essi non erano certo "ignari" di dove avrebbe condotto il loro operato, dal punto di vista della sopravvivenza di Venezia come Repubblica. Il 7 Marzo 1795 a tal fine i savj nominano il "benemerito Cittadino N.H. Alvise Querini uomo fornito di talenti, e di patrio zelo", come Ministro a Parigi, con il titolo di "Nobile".
Da pag. 87 – 88: Da lungo tempo, è vero, i nodi dell'amicizia unirono Venezia e la Francia, ma questa era curva sotto la verga dei re. Quanto è più dolce oggidì l'accordo, che deve regnare tra li due Paesi egualmente liberi di un simile giogo. Dopo avere introdotto quell'imperativo "deve", Reveillere Lepaux si dilunga in un excursus apologetico della Storia della Repubblica di Venezia, cui segue un parallellismo con le presenti difficoltà e burrasche in cui naviga la "sorella" francese. Ma non è tanto l'antica radice repubblicana, a unire i due Stati: Ma questa specie di avvicinamento non è la sola, che unirà inviolabilmente le due Repubbliche. Riecco sul tavolo quanto i Francesi considerano "neutrale" Venezia. Ricompare infatti quel "fedele Alleata" già enunciato nelle credenziali del Lallement, ribadito ulteriormente poche righe più sotto. ... la Francia Libera, la Francia Repubblicana è riconoscente, e leale. Dite alla Vostra Nazione, che essa deve contare la Nazione Francese nel numero de suoi Alleati i più puri, e li più zelanti. La lettera di benvenuto si conclude con una apoteosi di speranze e promesse in chiara malafede, l'ultima delle quali è addirittura risibile, se si pensa che viene pronunciata mentre lo sport più in voga fra gli uomini del governo francese sembra essere il decapitarsi l'un l'altro. La Pace calmerà l'Europa, e molto presto, noi amiamo ripeterlo, sotto il regno augusto delle Leggi, che sì avanza a gran passi, la Francia presenterà all'Universo il Quadro luminoso della più perfetta armonia sociale. Umberto Sartori NoteNota 1 - Gio: Battista Lallement: personaggio che appare in più pubblicazioni sempre connesso ai rapporti tra la Francia e Venezia, dal 1794 in cui lo nomina Tentori, fino alla media età napoleonica. Nota 2 - Ecco da quali "Autorità" i savj accettavano l'accredito del Lallement: François Antoine de Boissy d'Anglas (1756–1828): protestante, faccendiere di dubbia fama ma di indubbio successo. Attraversa iter simile a quello del Daru e altri, cavalcando Napoleone e riconfermandosi in buona sella anche con la Restaurazione borbonica. Nemerist: Sconosciuto in rete con questo nome. Carlo Costron: Sconosciuto in rete con questo nome. Priers: Sconosciuto in rete con questo nome. ![]() Decapitazione di Robespierre, Sain Just e altri del gruppo Giacobino 28 Luglio 1794. L'uomo appena decapitato è Couthon: Maximilien Robespierre si vede seduto nella carretta, vestito di marrone, con il cappello e nell'atto di portarsi un fazzoletto alla bocca. Suo fratello minore Augustin viene fatto salire il patibolo (image courtesy of Wikipedia). Vai a pagg. 47 - 65 | Vai a pagg. 65 - 75 | In questa pubblicazione, pagg. 75 - 89. | Vai a pagg. 89 - 101
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