Storia di Venezia
Pagina pubblicata 30 Gennaio 2014
Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
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![]() Truppe Francesi in una ricostruzione storica, da una foto di Fabrizio Zuccarato. Da pag. 211: Si aggravavano intanto le circostanze, e si accrescevano alla giornata i pericoli e di Bergamo, e della Provincia tutta per la mala fede de' Comandanti Francesi; ... Alessandro Ottolin scrive un Dispaccio indirizzandolo sia al Senato in Venezia che al Provveditor Generale Foscarini in Verona. Chiede, neanche a dirlo, "opportune istruzioni". La copia indirizzata al Senato è riportata nel Tentori dalla pagina 212 alla 215. In quel 5 Luglio 1796, l'Ottolin si deve essere alzato di buonora, per scriverla, dato che appone firma e data alle 8 di mattina. Riprendendo la narrazione dai Dispacci del 29 giugno, Ottolin racconta le sue preoccupazioni per la venuta di Truppe francesi "perchè universalmente si crede che non siano per venire colle più amichevoli intenzioni...". Questo mette sempre più il Residente tra due fuochi: da un lato tener buona, con lusinghe e con minacce, la Popolazione locale che è sempre più insofferente dei Francesi, dall'altro tenere a bada gli Ufficiali e i Soldati Francesi che dal canto loro si fanno sempre più arroganti ed esagerano la portata delle scortesie loro fatte in più occasioni. Da pag. 212:
Ottolin lo aiuta validamente, a mantenere i locali in pace con gli occupanti: da pag. 212: Io non cesso di adoprarmi, onde impedire qualunque disordine, ... gli ordini sono già diffusi, e si rinnovano alla giornata, la forza militare, e l'attività degli Uffìziali è tutta disposta a questo importantissimo oggetto: le secrete incaricate figure mi tengono di tutto informato, e tutto cerco prevedere, ed a tutto provvedere, e mediante l'uso delle più caute, ed adattate disposizioni le cose procedono bastantemente tranquille. In pratica, disponendo di scarsissima forza militare, Ottolin tiene a morso la legittima ribellione popolare utilizzando la rete di informatori e di agenti del "Servizio Segreto" Veneziano. Mentre sul lato interno la ricerca di quiete del Residente è ancora abbastanza efficace, le difficoltà subentrano con le intemperanze invece da parte francese, "per l'aperta malafede, che con somma impudenza manifestano". Il Generale Despinoy da Milano sembra cercare ogni pretesto per minacciare di invasione il Bergamasco, denunciando improbabili ruberie ai suoi danni come atti di aperta ostilità da parte dei confinanti. Ottolin cerca di "prendere di petto" il Cervoni in un abboccamento privato. Queste in sunto le questioni che pone al Francese:
![]() Truppe Francesi in una ricostruzione storica del "11ème Légère", da una foto di Lorenzo Baldoni. Con linguaggio moderno potremmo già definire l'Ottolin un "collaborazionista". Lui stesso ha appena affermato e confermerà ancora più oltre, prima di essere confermato dai fatti stessi, la malafede che contraddistingue il suo interlocutore, eppure continua a pendere dalle sue labbra. da pag. 213: Le sue risposte, abbenchè molto succinte, furono però accompagnate da' modi i più cortesi ed esuberanti e tali da tranquillizzare "chiunque fosse non abbastanza istruito del Doppio loro Linguaggio". Risponde dunque Cervoni:
Da pag 214: "Se tali luminose attestazioni fossero partite da meno sospetta fonte", sarebbero bastevoli a ricondurre la calma nell'abbattuto mio spirito, ma non posso negare, che a fronte di ciò io non mi trovo punto tranquillo sull'avvenire.
Ottolin si accorda in maniera che ci sarà un uomo francese inserito sia nelle guardie che nelle pattuglie venete. Il Dispaccio si chiude con l'amara considerazione del Residente sulle pretese dei Francesi, che egli confessa di non poter prevedere fin dove si spingeranno, visti gli esempi di Verona e di Brescia. Il Francese non ha fatto accenni a forme di pagamento. Cervoni, Vialli e i loro pochi uomini non hanno sinora comportato grave spesa, "ma otto giorni d'intiero mantenimento di sei mille uomini porta un serio pensiero.". Da pag. 215: Ho in tanto tutto significato all'Eccell. Provveditor Generale per la opportune dettagliate istruzioni col mezzo del Corriere Paganoni ... raffermo, che io non mancherò in alcuna di quelle particolarità che sarà possibile conciliare per ben servire alle Sovrane Commissioni. Grazie. ![]() Truppe Francesi in marcia di avvicinamento, in una ricostruzione storica del "11ème Légère", da una foto di Lorenzo Baldoni. ![]() Veduta del Porto di Malamocco con la Fortezza di San Pietro, eretta circa l'anno 1650, in un disegno di F. Tironi inciso da A. Sandi. Anni 1780 - 1800 (courtesy of http://www.clker.com/). Nel frattempo a Venezia, "il zelante K. Giacomo Nani Provveditor alle Lagune e Lidi presentava una ben ragionata Scrittura al Collegio de' Savj da rassegnare al Senato ...". Ma il Senato non vide mai la "ben ragionata Scrittura" del Nani, che fu occultata con intrighi e relegata nella solita "filza delle non lette". La leggiamo invece oggi noi, grazie all'abate Tentori che la riporta dalla pagina 215 alla 220. Giacomo Nani esordisce esponendo la strategia che ha messo in atto "in modo che garantita si trovasse la Dominante da qualunque armata licenziosità, e da qualunque militare trascorso". Il Provveditore ha ritenuto che Venezia debba essere difesa soprattutto da difese mobili, ovvero da artiglierie poste su imbarcazioni o galleggianti di vario tipo, lasciando alle piccole isole sparse della Laguna la principale funzione di magazzinaggio e turnazione degli uomini a bordo. Tale scelta è motivata principalmente da tre fattori.
Si potrà cogliere una qualche ironia, in quel "Capitanio delle Navi" ritornato "Cavaliere" proprio quando comanda la Flottiglia più importante della Repubblica? Oppure il Condulmer ha del tutto subornato il Nani, facendogli credere alla propria buona fede? Penso che lo scopriremo tra non molto. Lo Stato Maggiore Veneziano ha prestato particolare attenzione "Alla difesa terrestre di Brondolo, che è luogo dove mettono capo tutte le comunicazioni de' grandi fiumi Pò, Adige, e Brenta, e per dove potrebbe introdursi quantità di que' legni che navigano sopra i medesimi fiumi con gente armata" (da pag. 217).
Da questo punto in poi, la scrittura del Nani cambia tono, e dal relazionare sulla sua attività nell'ultimo mese passa decisamente a una perorazione strategica e politica. Pur ritenendo infatti di avere disposto nel migliore dei modi la Difesa della Laguna, Nani scrive: ![]() Veduta dell'isola fortificata di Sant'Andrea, a Venezia (courtesy of http://www.associazionelagunari.it). da pag. 218: ... devo però confessare, che l'animo mio non si trova intieramente quieto, e tranquillo. Ora, prosegue il Nani, sia pur fatta salva la strategia di non ricercare conflitti e, con la "neutralità", rimanere in uno "stato passivo". Tale scelta è sostanzialmente fondata su tre elementi:
Non violerebbe alcuno di questi impegni il Senato se, trovandosi al momento in sovrabbondanza di forze concentrate nella Dominante, Egli decidesse di soccorrere e proteggere dalle angherie i propri stessi Sudditi nella Terra Ferma. Spontaneo, e copioso è stato il concorso dei fedelissimi loro Sudditi dell'Istria, e della Dalmazia a difesa della loro Dominante, e ogni giorno si rende maggiore il numero di gente forte e robusta, che accorre al di Lei servizio. Queste forze sono attualmente in gran soprannumero rispetto a quelle impiegabili nel sistema di difesa della Laguna. ![]() L'Isola Monastero di Sant'Elena dall'Isolario Veneto di Antonio Visentini (courtesy of Franco Filippi Editore). Inutile e dannoso tenere tutti questi soldati, il cui numero aumenta giorno per giorno, assembrati in isolette e monasteri. Molto più opportuno sarebbe, secondo il Nani, che queste truppe in soprannumero andassero in un primo momento a costituire una linea di difesa attestata nella Gronda lagunare. Con l'incremento delle Cernide questa linea di difesa avrebbe poi dovuto espandersi fino a portare soccorso e presidio a tutte le Province di Terraferma, ristabilendo la presenza veneziana lungo i propri confini. A quel che sembra, prima della nomina del Nani a Provveditore Generale, la ordinaria difesa lagunare era affidata al Sergente Generale Stratico, il quale la aveva gestita in maniera molto diversa dal Nani, puntando anziché sulle difese mobili su fortificazioni fisse nelle isole. Questo precedente sistema appare adesso molto dispendioso al Nani, che mette in evidenza la difficoltà di provvedere a tanti uomini su un Territorio così piccolo. Avanzando la linea di difesa fortificata alla Terraferma, la sussistenza delle Truppe veniva a essere molto più economica. Spostando i tre quarti della difesa sulle navi, e riducendo le Fortezze proposte dallo Stratico a quei soli luoghi nella Laguna Nord dove esse effettivamente avevano ragione di essere, l'Erario ne ricavava un risparmio molto consistente. Da pag. 219: ... dunque ogni ragione spinge a riunire al di fuori, e sulle rive dell'Estuario tutto quello, che sopravanza di Truppe alla stretta, e positiva difesa della Laguna ... ![]() L'Isola Monastero di San Giorgio in Alega dall'Isolario Veneto di Antonio Visentini (courtesy of Franco Filippi Editore). Sarebbe stato opportuno, sempre secondo il Nani, che le Loro Eccellenze avessero pensato a trovare un Comandante adeguato a queste truppe di tutela della Terraferma prima, che questa si trovasse di fatto invasa da eserciti stranieri. A maggior ragione è indispensabile oggi che tale comando venga assunto da un uomo d'armi con dimestichezza al combattimento, figura che in Venezia non è ravvisabile, essendo appunto la Dominante in neutralità ormai da cento anni. Tale figura delle Truppe di Terraferma al comando di un valido militare professionista sarà utile, ad avviso del Nani, non solo nelle presenti situazioni di Difesa, ma a maggior ragione quando sarà stipulata la Pace, e sui Territori si verificheranno quei fenomeni di saccheggio e brigantaggio che accompagnano lo scioglimento degli eserciti di occupazione. Tale figura è necessaria ... nello stato presente di Neutralità, essa lo sarà molto più necessaria in quel momento, in cui si farà la Pace per garantire le Provincie Venete da quell'inondazione di malviventi, con cui, come nel 1700, reliquie de' sbandati, e vittoriosi Eserciti colle proprie loro derubazionî inondavano e affligevano la Lombardia. Quasi in un crescendo di tono e di argomentazioni politiche, Giacomo Nani conclude la sua perorazione ribadendo che le Truppe di Terraferma, sotto un valido Comandante, saranno di somma importanza nell'atto stesso del concludere una Pace e nello stabilirne gli articoli. Perché se è vero, che nessun privato può vantarsi Padrone di alcun Bene, se non quando Egli può difenderne il possesso coi titoli, ... la pratica di questo secolo mostra, che nessun Principe può possedere alcuna Provincia, se non quando con la propria forza possa difenderla ... ![]() L'Isola Monastero di San Secondo dall'Isolario Veneto di Antonio Visentini (courtesy of Franco Filippi Editore). Il comportamento di Buonaparte che taccia di ignominia il bravo Colonnello Carrara per non avere difeso Peschiera prova oltre ogni ragionevole dubbio "che i titoli di antica prescrizione di tempo nulla vagliano, e che il potere difenderli è il solo principio, che regna nella presente Guerriera Giurisprudenza." (da pag. 220). La Relazione sulla Difesa presentata dal Nani termina con la richiesta di poter associare al proprio Ufficio il protagonista dell'organizzatore delle reclute, l'Eccellente Giuseppe Priuli, che si trova uscente dalla Carica di Savio alle Scritture. Da pag. 220: Data dal Provved. alle Lagune e Lidi li 5 Luglio 1796 Abbiamo accennato che purtroppo questa sensatissima orazione del Nani non raggiunse mai le orecchie del Senato, e il Tentori in questo caso ci spiega anche come. Non ebbe il zelante Provveditor il conforto di vedere prodotta al Senato la di lui benemerita Scrittura: la cabala, e l'intrigo la fecero sparire: ecco il come. ![]() L'Isola Monastero di Santo Spirito dall'Isolario Veneto di Antonio Visentini (courtesy of Franco Filippi Editore). Cristoforo Tentori elenca per esteso i nomi dei Savj responsabili del tradimento al Nani. Tra i Savj attuali, a quali non piaceva che il Senato pensasse alla Terraferma, v'erano i N.N. H.H. Piero Donà K., Daniel Dolfin K., e Giacomo Grimani Savj del Consiglio, e tra quelli di Terraferma i N.N. H.H. Bernardin Renier, Lunardo Zustinian, e Tomà Mocenigo Soranzo. A questi congiurati diciamo "attivi" si unì una frangia di altri Savj, più zelanti verso la Repubblica, ma in vario modo disturbati dal fatto che il Nani in sostanza proponesse di sostituire lo Stratico, loro "protetto" con un nuovo "Generale Straniere". Da pag. 220: I Savj dunque raggiratori si posero a secondarli esaltando i meriti dello Stratico, ed esagerando il torto, che li verrebbe fatto dal Senato ... quindi di comune consenso fu deliberato di nulla manifestar al Senato, onde impedire, che ... si passasse alla nomina d uno Straniere ... In cotal guisa la causa Pubblica venne sacrificata alle varie private Passioni de' Savj: ed i buoni e zelanti furono senza avvedersene colla più raffinata malizia acciecati da' loro colleghi. Difficile credere che i "buoni e zelanti" fossero davvero tutti motivati solo da un malinteso rispetto verso il Sergente Generale. Prima di passare a raccontarci le novità che giungono da Bergamo, e che vedremo nella prossima pubblicazione, Tentori lancia un'altra frecciata al Condulmer. Tale è la candida sincerità, che regna nella di lui Apologia. Umberto Sartori ![]() Mappa della Laguna di Venezia in una incisione di Joseph Roux del 1764 (courtesy of http://www.florenceprints.com). NoteNota 1 - Cercando notizie di questo Sergente Generale Antonio Stratico, in rete troviamo principalmente la testimonianza di quando, alla caduta della Repubblica, salì in lacrime sull'altare di una chiesa di Padova per baciare il Gonfalone. Tuttavia, in "Alvise Foscari - Dispacci da Zara 1777 - 1780", ed. La Malcontenta, a cura di Fausto Sartori, leggiamo il Dispaccio datato "Zara, 14 Gennaio 1777 (m.v.)" a pag. 14. Vi troviamo che questo Stratico era già stato segnalato in concomitanza di dubbie operazioni sulle fortificazioni militari in Cattaro, dall'allora Provveditore Generale in Dalmazia e Albania Alvise Foscari. Da pag. 14 di "Alvise Foscari - Dispacci da Zara 1777 - 1780": che per conseguenza andava affatto persa ogni spesa che si volesse ora impiegare a beneficio degl'edifici stessi, ho creduto di non prendere a mio arbitrio, senza il preciso comando di Vostre Eccellenze, le fatture richieste dal collonello Stratico. Non è dunque del tutto peregrina la mia ipotesi che il Sergente Generale Antonio Stratico potesse essere assai più un procacciatore di affari illeciti a ingegneri e imprenditori d'assalto, che un vero e proprio militare. Vai a pagg. 199 - 211 | In questa pubblicazione, pagg. 211 - 221 | Vai a pagg. 221 - 232 || Va all'Indice degli Argomenti di questa pubblicazione ||
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