Storia di Venezia
Pagina pubblicata 15 Aprile 2014
Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
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![]() La Francia curta, clic sull'immagine per ingrandire (courtesy of http://www.serapea.it). Mentre i Savj protervamente continuano nel loro immobilismo e le Province sono sempre più pesantemente vessate dai Francesi, si cominciano a intravvedere i progetti di questi ultimi sulla Provincia Bergamasca. Ce ne dà dettagliate notizie il Dispaccio in data 15 Ottobre 1796 del Vice Podestà di Bergamo Ottolini che, filtrato dagli Inquisitori ai Savj, fu da questi archiviato nella consueta Filza dei documenti nascosti al Senato. Scrive l'Ottolini indirizzandosi vanamente al "Serenissimo Principe" di Venezia, ovvero il Senato: SERENISSIMO PRINCIPE. Ricorderà il Senato le precedenti segnalazioni, nelle quali si era visto il Generale Cervoni e altri militari francesi disporre sopralluoghi su quelle strade carreggiabili percorse nel passato da "tutte le Armate Forastiere, che disturbarono la tranquillità d'Italia".
Adesso sembra che i Francesi cerchino di creare una postazione difensiva in quei luoghi, nel caso di un tentativo degli Austriaci di scendere dal Monte Tovale. Ottolini ricava questa informazione dai nuovi sopralluoghi che tra breve descriverà. L'ipotesi è che si tratti di intenzioni difensive e non offensive, in quanto "la debolezza dell'Armata Francese esclude quasi il pensiero, che voglia per tal direzione penetrare in Tirolo, ed agire offensivamente.". N.d.R. La debolezza dell'Armata francese era dunque cosa nota, nonostante i millantati rinforzi vandeani e le "vittorie" sull'invece possente armata del Beaulieu prima e del Wurmser poi. A Bergamo sono giunti due ingegneri francesi con sei dragoni di scorta, e hanno chiesto di avere una guida che li conduca a nuove ispezioni dei siti lungo il fiume Oglio. Ottolini, fedele alla tradizione di "Intelligence", fornisce una guida che finge di non parlare il Francese mentre lo parla benissimo e che ha il preciso compito di riferire tutto quello che udrà dire e vedrà fare a coloro che accompagna. Ed ecco il resoconto del rapporto dell'agente segreto.
Giunti a Sarnico, hanno convocato i Capi delle Comunità e li hanno interrogati per sapere:
I Sindaci, pur sorpresi da tali interrogatori, hanno risposto che le biade venivano importate e che il distretto non disponeva di foraggi. Dall'albergo in cui sono alloggiati, che doveva essere in una zona molto panoramica, hanno tratto disegni del circondario. (dall'albergo) si scorgono in sorprendente prospettiva tutte le più belle Terre Bergamasche e Bresciane, separate dal Lago d'Iseo, che formato dal fiume Oglio al finir della Val Camonica, ritorna collo stesso nome a ristringersi sul principio della Val Calepio, e parallelo scorrendo con altro fiume secondario, denominato la Fusa, continua a dividere le due Provincie fino al Confine del Cremonese, ...
I francesi si sono minutamente informati su tutto ciò che da quel luogo si può scorgere:
Ottolini ha poi avuto notizia che simili minuziose prospezioni e disegni sono state effettuate, da questi e da altri Militari francesi, a Palasco e a Calcinare, sempre in prossimità dell'Oglio. Da pag. 326: Tanti esami, e così minuti dettagli non saranno certamente senza qualche conseguenza. ![]() La "deliziosa veduta" della Francia curta, ai giorni nostri; clic sull'immagine per ingrandire (courtesy of Wikipedia). I Francesi continuano a ribadire le loro proposizioni:
Tra le moltissime dicerie sparse dai Francesi, una colpisce particolarmente Ottolini: gli invasori vorrebbero spostare il confine Milanese fino all'Oglio, e "incorporare per conseguenza tutto il Bergamasco, e porzione del Bresciano, fin dove il fiume separa quella provincia dal Cremonese, e comincia ad inclinare verso il Pò". Il Capitano di Bergamo non sa quale attendibilità abbia quella voce, e la rassegna alla saggezza del Senato "giacché pur troppo ebbi motivo di veder realizzate cose, che sembravano ben lontane, e quasi impossibili, ove regni la buona fede, e la vera lealtà.". Si riferirà alla slealtà francese, l'Ottolini, o possiamo intravvedere l'amarezza per la ormai conclamata slealtà dei suoi referenti nella Dominante? Intanto il Vice Podestà informa che "il fanatismo francese comincia a riscaldare le menti del Popolo di Milano". La propaganda ha facile presa sugli strati più poveri della Popolazione, settori poco gravati in quanto nulla o poco tenenti, che sono anche per loro natura poco inclini alla riflessione. Da pag. 327: Scritti sanguinarj contro i Principi, contro 1a Religione Dominante sortono tutto dì, sono ben accolti, avidamente letti, ed imprimono a poco a poco le massime conformi ai principj di quel Governo. Una prova evidente del progredire della "colonizzazione culturale" sui Milanesi si ha nel fatto che, mentre subito dopo l'arrivo dei Francesi a Milano tutti rifiutavano persino di arruolarsi nelle Guardie Urbane, adesso si parla addirittura di una Legione di volontari, che marcerebbe su Modena assieme ai "Ribelli Regiani". Una Legione, osserva Ottolini, può essere imitata da altre, e "insensibilmente" portare all'organizzarsi di una "Armata Milanese". Se anche i Francesi se ne andranno un giorno da quelle contrade, essi lasceranno comunque "tra altre funeste memorie, i semi della rivolta, e degli odj tra i popoli Italiani". Odi e conflitti che si erano sopiti nei secoli del Dominio Serenissimo di Venezia, ma che la propaganda francese seppe riattizzare e volgere a proprio vantaggio. A Milano si sono festeggiati i "soldati ribelli di Regio", i quali hanno portato in città un corpo di Austriaci che si era arreso dopo essersi disperso in una sortita da Mantova. Il terreno per la ribellione dei Reggini, e forse anche dei Modenesi, era stato preparato dal Commissario Saliceti nei suoi soggiorni in quello Stato, e permetteva ai Francesi di tener fede alla promessa di non negare il loro appoggio "a que' popoli, che si mostrassero malcontenti de' loro Governi.". Questa massima viene continuamente ripetuta e data alle stampe, mostrando chiaramente quali siano le vere intenzioni della Francia. Si parla anche di rinforzi che giungerebbero ai Francesi, ma Ottolini sa per certo che la coscrizione in Francia va male, e che la gioventù superstite ai terribili anni non vuole perire sotto le armi. Sa ancora che i Barbet Nizzardi hanno raccolto un esercito di quasi 10.000 uomini sul Col di Tenda, e da lì intercettano i Francesi provenienti da Nizza, sconfiggendoli sistematicamente e impedendo ogni passaggio (cfr. Pubb. XXVI). Dal Bresciano ritornano Truppe di Fanteria e Cavalleria, parte delle quali si ferma a Cassano, dove forse si è creato un campo in riva all'Adda, e parte raggiunge Milano. Napoleone è partito per Lodi, o secondo altri per Modena, con il seguito, i bagagli e tre corrieri, al fine di impadronirsi delle Pubbliche Casse di quel Ducato. Ha spedito un corriere a Verona. Da pag. 328: Bergamo 15 Ottobre 1796 ![]() Veduta prospettica di Brescia in un'incisione del 1702 (courtesy of http://www.ideararemaps.com). Il N. H. Francesco Battaja, divenuto de facto un secondo Provveditore Generale di Terraferma con sede in Brescia, grazie al suo "essere fatto secondo il cuore di Napoleone", sembra aver preso troppo alla lettera questa sua inclinazione. Al Tribunale degli Inquisitori fioccano le proteste e le segnalazioni da parte dei Pubblici Rappresentanti di quella città. La voce pubblica considera ormai l'entourage del Battaja alla stregua di un vero e proprio Club di Giacobini, che si oppone a tutte le "salutari deliberazioni" del Vice Podestà Alvise Mocenigo. Da pagg. 329 - 330: ... laonde il Tribunale Supremo nel giorno 20 Ottobre indirizzò al N. H. Battaja la seguente lettera a di lui norma, e direzione. Ma non è il Battaja, oggetto diretto della reprimenda. Evidentemente i Savj sono avveduti che il provveditore pro-tempore gode della superna protezione del Napoleone, il quale abbiamo visto esplicitamente minacciare dure rappresaglie se, dopo il Foscarini, gli verrà ritirato anche il Battaja (vedi Dispaccio del Capitano Paravia da Verona in Pubb. XXV). Solo lo si invita alla prudenza e alla "vigilanza sopra le persone degli Uffiziali, e del Ministero, che lo avvicinano.". In particolare gli si segnala che il "Secretario Fedele Giacomo San Fermo" pronuncia discorsi imprudenti che sono stati riferiti al Tribunale. La minaccia al Battaja è appena velata: sia avveduto che le imprudenze del San Fermo impongono delle "conseguenze, certo essendo, che qualunque passo si rendesse necessario agli eminenti riguardi Pubblici, non sarà da noi dietro li di lei ragguagli, che attendiamo, o trascurato, o differito.". Firmano il dispaccio: Agostin Barbarigo Inquisitor di Stato. Il Tribunale decreta quindi uno strano passaggio di consegne fra due quasi omonimi. Si richiama in Venezia, "alla obbedienza del Tribunale Supremo il Fedele Giacomo San Fermo" e si sposta da Verona a Brescia una nostra ormai vecchia conoscenza, il "Secretario Circospetto Rocco Sanfermo" (2). ![]() Savj e N.H. da un quadro del Tiepolo (courtesy of http://www.udine20.it). Ma non era, il Battaja, l'unica gatta da pelare sul banco degli Inquisitori. Già il 12 Ottobre 1796 il Ministro di Francia aveva fatto pervenire al Collegio una lettera di lagnanze in cui sosteneva che i Sudditi Veneti male accoglievano gli amici Francesi e che la Repubblica non osservava quelle massime di neutralità e imparzialità che il Senato "professava, o diceva di professar". Il Collegio gira questo reclamo al Tribunale e questo, punto sul vivo, risponde con una lunga e dettagliatissima lettera in data 27 Ottobre 1796, che Tentori riporta da pagina 329 a pagina 333, e che offre a noi uno straordinario spaccato sulle attività e i metodi del Supremo Tribunale. Per quel che riguarda i compiti del Tribunale medesimo, tralasciando quanto invece di competenza del Senato, "si osserverà in generale essere dimostrato da' fatti irrefragabili, che tutto quello, che dalla sua autorità fu ordinato ed in Venezia, e nel Dominio, fu, ed è sempre in appoggio, perfetta correlazione, e presidio delle massime di Neutralità, imparzialità, moderazione, e tolleranza de sudditi, e dell'unico e vero interesse, salvezza, e servigio del Principato." (da pag. 330). Vediamo per punti come gli Inquisitori ritengono di avere svolto con eccellenza il loro lavoro.
Ancora più dettagliato ed esplicito è il Sommo Tribunale elencando le misure di repressione attuate verso i "Sudditi". Contro coloro che contravvenissero ai divieti di prendere parte con discorsi o azioni nelle vicende delle "Potenze Belligeranti nello Stato, furono prese misure sostenute dall'Autorità, e cooperazione del Tribunale con retenzioni, con condanne, e con allontanamento di persone" in gran numero. "Per opera delle Cariche ordinarie, ed estraordinarie", sono stati comminati anche maggiori castighi nelle Città e Provincie.(4) In Venezia:
N.d.R. Il Tribunale fa questa affermazione basandosi sull'assunto, dichiarato in apertura, di non contemplare fra i suoi doveri quanto dipendente dal volere del Senato. Abbiamo infatti visto che la tolleranza verso ogni forma di propaganda filo-francese era ampia e consolidata ormai da anni, ma essa dipendeva, appunto, da specifiche ordinanze del Collegio in rappresentanza del Senato stesso. Se il Senato riterrà di accogliere le richieste del Lallement di "nuove ed energiche Proclamazioni", il Tribunale presterà loro quelle stesse "continue attenzioni, che prestò all'esecuzione di quelle fin ora esistenti". Il Memoriale del Lallement si conclude con quattro richieste specifiche, alle quali il Tribunale dedica specifici chiarimenti.
Sul "Conte d'Entragues":
Sull' "Inglese Drahe":(5)
Sull' "orgia": Il Tribunale, "che invigila incessantemente tanto sugli Esteri, che su i Sudditi" era già certo che si trattasse di una falsa notizia: dopo attente investigazioni risulta che si trattò solo di qualche espressione di speranza, uscita in un convivio fra un tale Conte Campagna (Champagne?) e qualche suo connazionale, di poter un giorno tornare in Patria quando fosse ripristinata la quiete, e non già di un progetto complottista. Sul libello: Il Tribunale è "sempre vigile per scoprir gli Autori di componimenti o Poetici o in Prosa" che, dall'interno o dall'estero, possano offendere il Governo o l'amicizia con gli altri Stati. Questo è provato da molti esempi, tuttavia anche agli Inquisitori veneziani, come agli altri investigatori di altri Governi, non sempre riesce di scoprire "gli occulti autori". È appunto il caso del libello denunciato dal Lallement che, pubblicato da pochi mesi, ha avuto una circolazione molto limitata. Il Tribunale comunque continua le indagini con solerzia. Questa Comunicazione del Supremo Tribunale getta una luce molto precisa, da un lato sul livello di controllo sociale possibile attraverso i suoi strumenti e dall'altro sul fatto che tali strumenti erano stati volti, con maggiore o minore successo, praticamente al servizio dei desideri del Ministro di Francia. Cristoforo Tentori volge adesso lo sguardo a un aggiornamento dei fatti bellici fra Napoleone e gli Austriaci, e noi lo seguiremo nella prossima Pubblicazione. Umberto Sartori ![]() Scena di vita al caffé in Venezia, in un aquarello di Lele Vianello (courtesy of http://www.lelevianello.it). NoteNota 1 - Franciacorta. Secondo Wikipedia il nome deriverebbe invece da curtes francae, ovvero piccole comunità di frati benedettini che si installarono attorno al lago d'Iseo nell'Alto Medioevo, così chiamate in quanto "erano esentate dal pagamento dei dazi, ai Signori e al vescovo, per il trasporto ed il commercio delle loro merci in altri Stati o possedimenti, poiché i frati erano dediti alla bonifica dei territori assegnati e istruivano i contadini alla coltivazione dei campi. Infatti le curtes erano i principali centri di commercio dell’epoca". Nota 2 - Mi sembra evidente che i Savj, a mezzo del Tribunale, richiamano il Battaja a non dare scandalo. Il suo comportamento esplicito rischia di scoprire i giochi troppo presto. Un "Provveditor General in Terra Ferma" apertamente capo di un Club Giacobino potrebbe turbare la serenissima e orba acquiescenza del Senato quando ancora Venezia dispone di Forze armate sufficienti a cambiare il corso della Storia. Nota 3 - Si tratta della gazzetta "Notizie dal Mondo" pubblicata da Antonio Graziosi sin dal 1769. Nota 4 - Chi potrà mai dire quanti e quali dei capi spontanei e dei facinorosi della difesa Veronese, Bresciana e Bergamasca, furono avulsi dal loro Popolo grazie al solerte zelo dell'Ottolini e degli altri Vice Podestà, per scomparire nei "maggiori castighi" voluti per loro dagli Inquisitori? Nota 5 - Sir Francis Drake, si trovava a Venezia dopo aver lasciato l'incarico di Ministro plenipotenziario Inglese a Genova. In quella veste aveva svolto presso i Governanti di Genova una campagna diplomatica molto più accesa ed esplicita di quella attuata dal Worsley a Venezia (cfr Pubb. III), ma egualmente tesa a porre sull'avviso la Repubblica riguardo le congiure interne, le infiltrazioni francesi e i pericoli per le libertà repubblicane a queste connessi. Citiamo a esempio questa nota del Drake al Governo genovese in data 21 ottobre 1793. Un gruppo di settarii propagandisti stipendiati dal Governo Rivoluzionario Francese è incaricato di seminare nello Stato Genovese i germi contagiosi della insubordinazione e della rivolta. "Nota del Ministro Drake, al Governo Genovese, in data 21 ottobre 1793" (Collez. Mss. B.U.G., vol. VIII, cc. 91-92). La Nota di Drake trovasi riportata nell'Appendice A, Doc. N. 1. Da: Pietro Nurra, "La Coalizione Europea contro la Repubblica di Genova (1793 - 1796). Sta in: "Atti della Società Ligure di Storia Patria", Volume LXII. Il saggio di Nurra è particolarmente interessante in quanto permette di scorgere notevoli parallellismi nell'evoluzione della gestione del potere fra Genova e Venezia negli ultimi due secoli. Vai a pagg. 313 - 324 | In questa pubblicazione, pagg. 324 - 333 | Vai a pagg. 333 - 341 || Va all'Indice degli Argomenti di questa pubblicazione ||
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