Storia di Venezia
Pagina pubblicata 25 Gennaio 2017
Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
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![]() Storia della caduta di Venezia, le stanze del Doge in Palazzo Ducale a Venezia, dove si ritirò la "Conferenza" il 30 Aprile 1797 Dunque il 29 Aprile 1797 il Generale Baraguey d'Hilliers, mentre le sue truppe circondano la Laguna, si reca a Venezia come "ospite". Lo incontra il conferente Pesaro, che riferisce quella stessa sera al Senato l'andamento del colloquio, con la Memoria che Tentori riporta alle pagine 316 - 318. Ha voluto incontrare il generale "per dicifrare, se era possibile, le cause degli orribili avvenimenti...".1 Interrogato sull'occupazione di Vicenza e Padova, effettuata "dalle sue armi in mezzo alla miglior armonia fra li due Governi, e dopo tante solenni anche recentissime dichiarazioni del Direttorio Esecutivo;", Baraguey risponde "con apparente franchezza" di non conoscere la ragione di tali fatti. Egli ha ricevuto ordini da Bonaparte solo per disperdere ogni gruppo di paesani armati che avesse incontrato. A quel che gli risulta in tutto il Trevigiano e il Friuli regna la tranquillità, a eccezione di un singolo episodio avvenuto in un Comune di Udine, per il quale del resto ha già ricevuto pieno compenso e soddisfazione dal Luogotenente di quella città. 2 A fronte di altre evasive risposte sulle intenzioni del suo esercito nei confronti di Venezia da parte del Generale francese, che dichiara di essere un mero esecutore di ordini e di non averne di ostili da parte del generale in Capo, Pesaro decide di cercare maggiori lumi presso il Lallement, che aveva incontrato d'Hilliers prima di lui. Lumi che ovviamente non ottiene. Anche il Ministro di Francia sostiene che nessuno è al corrente delle vere intenzioni del Buonaparte e delle condizioni di pace siglate a Leoben. A suo dire il Proclama di La Hoz, vera e propria dichiarazione di guerra, è inconcepibile e contrario alle indicazioni del Governo francese. Quando Pesaro gli fa osservare che quel proclama, unitamente allele azioni delle truppe francesi verso la Laguna, potrebbe rendere inutili le trattative in corso con Napoleone e cambiare l'atteggiamento neutrale di Venezia, Lallement si impegna a contattare La Hoz e chiedergli ragione del suo scritto. Riguardo a Leoben, pur all'oscuro delle clausole della pace, Lallement ipotizza che Napoleone avrebbe ceduto all'Austria la Baviera dopo la morte dell'attuale Elettore e che in Italia si sarebbero consolidate due Repubbliche sotto la protezione francese, la Lombarda e la Cispadana. La Repubblica di Venezia sarebbe stata conservata, "però con alcuni cambiamenti nell'attual forma di governo". A ogni modo, discutere ufficialmente su questi argomenti esula dagli incarichi del Ministro francese: egli consiglia Pesaro di interrogare in merito il solo Napoleone, che si sarebbe trovato nei pressi di Venezia entro pochi giorni. Egli non come Ministro, ma come Amico "mi consigliava più tosto di negoziar con Esso, che di fargli resistenza". -- \\ :: // -- Sempre il quel 29 Aprile 1797 il Senato approvò un Damò emesso dai Savi il 27, indirizzato al Provveditore alle Lagune e Lidi perché provvedesse con urgenza a trasferire in Venezia le truppe precedentemente stanziate a Padova, assieme a tute le imbarcazioni presenti lungo il fiume Brenta, a Fusina e a Mestre. -- :: -- Ben più importanti Tentori valuta il secondo Damò di quella sera, indirizzato anch'esso al suddetto Provveditore, e il terzo, agli Inquisitori di Stato, riportati alle pagine 319 e 320. Poiché questi si collegano direttamente alle scelte politiche di quei momenti, dei quali si tratta alle pagine seguenti la 323, ne sposto l'esposizione a ridosso di quella pagina. -- :: -- Seguono, alle pagine 320 e 321 altri tre Damò del 28 Aprile approvati in Senato il 29. Damò 28 Aprile 1797, diretti al Savio di Terraferma alla Scrittura, al Magistrato alla Sanità e a quello alle Biave: approvati in Senato il 29 Aprile.
-- :: -- Alle pagine 321 - 323 Tentori colloca la Ducale 29 Aprile in risposta alla Memoria 27 Aprile del Commissario Pagador Zaccaria Vallaresso (vedi pubblicazione LVIII). Ci si complimenta per l'accuratezza dei dati da lui trasmessi e per l'iniziativa dei mulini a uomini e a cavalli nei Monasteri. Si accolgono poi dettagliatamente tutti i suggerimenti da lui proposti riguardo i vari generi e il comportamento delle dogane, trasformandoli in ordini da trasmettere alle varie Magistrature interessate. -- :: -- La seduta del Senato del 29 Aprile 1797 vede l'organo di Governo veneziano finalmente avveduto della realtà dei fatti e della necessità di difendere in armi la Dominante dall'incalzare delle truppe francesi. Ecco dunque gli ordini emanati al Provveditore alle Lagune e Lidi e agli Inquisitori con i due rispettivi Damò.
-- :: -- Tentori vede in questi provvedimenti, e in altri che vedremo, la ferma volontà del Senato di difendere in armi la capitale dello Stato. Ma se tale era la fermezza, e la doverosa costanza del Senato, i Corifei della fellonia rivoluzionaria ritrovarono la maniera di eludere le di lui sanzioni. Infatti, quando il 30 Aprile 1797 giunse il Dispaccio del 28 da Gradisca di Donà e Giustinian, nel quale chiaramente venivano esposte le intenzioni di Napoleone di abbattere il Governo Veneto, i "savi felloni" colsero l'occasione di dichiarare uno stato di grave emergenza, in base al quale esautorarono del tutto il Senato e arrogarono ogni potere decisionale a una ""Conferenza" illegale, spuria, e contraria alla Costituzione della Repubblica" che si ritirò nelle Camere private del Doge. Alle pagine 324 e 325 Tentori elenca in dettaglio i nomi dei "Membri, che formarono quest'odiata Adunanza, che sarà dalla Posterità riguardata con orrore, e memorata con disprezzo.". A capo della Conferenza si pose la "così detta Serenissima Signoria", composta in questo modo:
Della Conferenza facevano quindi parte:
Note di Tentori a pagina 324: Da pagina 325: Questi furono i Soggetti, che formarono la "Conferenza", radunatasi per la prima volta nelle private Camere del Doge nella sera del giorno 30 Aprile: delle di cui funeste ed imbecilli, o perfide Deliberazioni siamo ora a tessere la lagrimevole serie, continuando quella della nostra "Raccolta". Una "lagrimevole serie" che esamineremo nella prossima pubblicazione. NoteNota 1 - Cosa ci fosse mai da decifrare nelle azioni francesi è un vero mistero. Tanto più quando questa frase viene scritta dal Pesaro, che già nel '94 aveva compreso dove sarebbero andati a parare gli eventi di Francia e che, col fratello Piero, aveva allora vivamente caldeggiato il pronto riarmo della Repubblica... (cfr. Pubblicazione IV). Nota 2 - Gli "episodi" di ribellione ai Francesi erano stati almeno due, avvenuti il primo a Castions delle Mura il 16 Aprile e il secondo il 17 Aprile a Bagnaria Arsa, entrambe località nei pressi di Palmanova.
La notizia è riportata nel Dispaccio 22 Aprile 1797 di Baraguey d'Hilliers, pubblicato in "Alsa" n. 6, 1993, pagina 20 da Alberto Prelli. * Sono due piccoli episodi che però indicano quanto fossero davvero temibili i Militi francesi, che la propaganda da per invincibili. In realtà lo erano quando così era stato deciso nelle alte sfere. * Articolo e dispaccio citati in "Bonaparte e la Serenissima", di Paolo Foramitti, Ed. del Confine, 2003. Vai a pagg. 301 - 315 | In questa pubblicazione, Vol. II pagg. 316 - 325 | Vai a pagg. 325 - 335 || Approfondimento della figura di Landrieux || Indice degli Argomenti di questa pubblicazione ||
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