Storia di Venezia
Pagina pubblicata 28 Giugno 2014
Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
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![]() La Battaglia di Rivoli in una suggestiva quanto irrealistica veduta di Carle Vernet nel 1820 (courtesy of http://stores.ebay.it/Inchiostro-e-Vinile). A causa della stringatezza, della lacunosità e di alcune incongruenze nel racconto delle battaglie di Arcole e Rivoli fattoci da Cristoforo Tentori, ho ritenuto necessario acquisire maggiori dati su quegli eventi, ricercando ulteriori fonti. La letteratura, non solo in rete, è particolarmente avara di notizie sulla Prima Campagna d'Italia del Napoleone. Si pensi che questo periodo è saltato a pié pari persino nella monumentale opera "Napoleone" di Georges Lefebvre, che dedica le sue 716 pagine esclusivamente a partire dal Bonaparte Primo Console, trattando i precedenti con una succinta narrazione generale. Wikipedia, sulla Prima Campagna Napoleonica in Italia, accredita al momento sostanzialmente due fonti, una è il romanzo apologetico di tale Gianni Rocca intitolato "Il Piccolo Caporale" e l'altra "Le campagne di Napoleone" di David G. Chandler. Ho quindi dapprima orientato la mia ricerca su quelle che erano le presumibili sorgenti di notizie utilizzate su questi episodi dal Tentori stesso, ovvero i giornali dell'epoca, in particolare la "Gazzetta Universale"(1), dalla quale sono emerse ulteriori notizie, molto interessanti, che vedremo in questa Appendice "A". Nel corso della ricerca mi sono imbattuto in un Autore italiano del XIX secolo, Felice Turotti, che nella sua opera "Storia dell'armi italiane dal 1796 al 1814", del 1856, dedica alcune pagine a descrivere questa fase della Campagna Napoleonica, con l'intento evidente di mettere in luce il contributo di militanti italiani al fianco dell'Armata francese. È solo però grazie alla segnalazione della "Histoire Militaire de Massena" di Paul Gachot, fattami dall'ottimo dott. Paolo Foramitti, che sono riuscito a formare un quadro chiaro degli eventi militari tra il Novembre 1796 e il Gennaio 1797, decisivi ai fini della totale sottomissione dello Stato da Tera Veneziano all'invasione Francese. La meticolosa descrizione del Gachot rende superflua la citazione della maggior parte dei passi del Turotti, dal quale mi limiterò a riportare un frammento di una Lettera di Napoleone al Direttorio, importante in quanto destituisce di fondamento le affermazioni che troveremo sia nel Gachot che nella Gazzetta, in merito a rinforzi che Napoleone avrebbe in quei mesi ricevuti dalla Francia. Secondo il foglio dell'epoca, il Turotti e il Gachot stesso, infatti, Napoleone avrebbe ricevuto da 20.000 a 35.000 uomini di rinforzo dalla Francia, ma noi sappiamo che ciò non è possibile. I primi rinforzi consistenti raggiungeranno il conquistatore solo in occasione della Battaglia del Tagliamento. Tuttavia è un fatto che l'Armata d'Italia riuscì costantemente a ricostituire i suoi organici nonostante le ingentissime perdite subite a ogni scontro con il nemico. L'unica origine ragionevole per questi rincalzi, come ho più volte argomentato, è la diserzione concordata di interi reparti e colonne dell'Esercito avversario. La "Gazzetta Universale" ci offre ulteriore sostegno in questa tesi, riportando l'iterazione dei Decreti di perdono totale ai disertori emanati dall'Imperatore negli anni 1796, 1797 e 1798. Diamo allora in merito innanzittutto la parola a Napoleone Buonaparte il quale, ben lungi dal registrare 20.000 uomini di rincalzo, si lamenta a gran voce del fatto che non gli siano giunti nemmeno i 3500 che, a quanto pare, legittimamente attendeva. TOPDa una lettera di Napoleone al Direttorio in data 14 Novembre 1796, dopo la Battaglia di Arcole: Quasi tutti gli ufficiali superiori ed i migliori generali sono impossibilitati a combattere; l'esercito d'Italia è ridotto ad un pugno di gente; è quasi distrutto. Da: Felice Turotti, "Storia dell'Armi Italiane dal 1796 al 1814", Volume 1, pagg. 126 - 127. E' opinione diffusa fra gli storici Napoleonici che il Buonaparte esagerasse molto, nei suoi rapporti al Governo Francese, sia le sue vittorie che le difficoltà in cui si trovava. Tuttavia, i documenti prodotti dal Tentori e dal Gachot ci rendono avveduti che in questo caso particolare la descrizione dello stato dell'Armata d'Italia potrebbe essere alquanto realistico, almeno per quel che riguarda i suoi originari componenti. Abbiamo visto infatti l'Esercito Napoleonico cimentarsi in numerose battaglie cruentissime, ed abbiamo riprova documentale che, solo in quella di Lonato e Castiglione, tra morti e feriti ci si avvicina alle diecimila unità (6000 i feriti, sappiamo). Sappiamo ancora, grazie ai "Cahiers" di Xavier Vernère e a Napoleone stesso, che i rinforzi tanto agognati non arriveranno se non in occasione della Battaglia del Tagliamento, di là da venire, al momento del nostro racconto. Del resto, sarebbe impensabile che Napoleone si lamentasse ufficialmente in questo modo con il Direttorio se avesse ricevuto le decine di migliaia d'uomini di rinforzo raccontate dai nostri Autori. Al contrario, gli Austriaci continuano a ricevere rinforzi, dall'Austria e dalle Province Illiriche. Infatti, anche questa terza volta, quando si muovono gli Imperiali vanno dritti allo scopo, salvo poi, "con sorpresa di tutti", ritirarsi, lasciando un enorme numero di prigionieri nelle mani Francesi. Prigionieri che sarebbero tutt'altro che un vantaggio, per l'ormai esigua Armata Francese, che non provvede di rancio minimo garantito nemmeno i suoi effettivi, costretti ad alimentarsi col saccheggio. La Storia ufficialmente accreditata sinora dà come scopo degli Austriaci la "liberazione" di Mantova dall'assedio. Mi appare ovvio che tale liberazione si sarebbe meglio ottenuta annientando l'Armata Napoleonica, che inviando Corpi separati verso quella città con il risultato di spezzettare la grande supremazia numerica Austriaca in colonne che, singolarmente, risultavano più facilmente affrontabili dal nemico. Avevo già introdotto l'ipotesi che lo scopo essenziale delle spedizioni Austriache, sia quella del Wurmser che le due dell'Alvinzy, fosse quello di allentare la morsa attorno a Mantova, in modo che gli assediati potessero rifornirsi di cibo con sortite più lunghe, fuori dalla zona di terra bruciata creata dai Francesi. Obiettivo strategico era quello di impedire che Napoleone consolidasse la sua posizione in Italia prima che fosse completata la corrispondente ritirata francese sul fronte del Reno, facendo resistere Mantova fino al Febbraio 1797. Napoleone, approfittando dell'ampia libertà decisionale e di movimento che gli era concessa, tentava a quanto pare costantemente di forzare questo accordo di bilanciamento, occulto probabilmente allo stesso Direttorio. Ho ancora accennato come fosse importante, da parte della regia più occulta di questi eventi, impedire che l'orda francese raggiungesse i grandi scrigni d'Italia (Mantova, Venezia, Firenze, Roma) prima che la marmaglia sanguinaria e indisciplinata che la componeva fosse stata largamente sostituita da soldati addestrati e condizionati alla disciplina. Sostituzione che, ormai in tutta evidenza, avveniva attraverso lo sterminio dei Francesi e la sostituzione con "prigionieri" catturati all'Austria. Potete dunque immaginare il mio entusiasmo quando nella "Gazzetta Universale" ho trovato le notizie delle sortite e dei rifornimenti in Mantova all'occasione delle due calate dell'Alvinzy. Non solo, sulla stessa "Gazzetta" trovo gli Editti di Perdono ai "disertori" che l'Imperatore replica per il 96, il 97 e il 98. Ancora dalla "Gazzetta" vedremo la presenza di un "negoziatore" diplomatico in attività al Fronte, formalmente in attesa di un lasciapassare per trattative a Vienna. Lasciapassare che non sarà mai concesso, ma la figura del Clarke è per molti motivi riconducibile alla regia occulta cui accennavo, e la sua funzione in Verona è probabilmente quella di trattare e organizzare lo scambio di caduti Francesi con disertori Austriaci. Veniamo dunque agli estratti dalla "Gazzetta Universale": ![]() Testata della Gazzetta Universale nel 1796 (courtesy of GoogleBooks). TOPI rifornimenti a Mantova:Trovare queste notizie, dopo che nella Pubblicazione XXIX avevo ipotizzato che il primo attacco dell'Alvinzy avesse avuto nei suoi scopi non già la liberazione di Wurmser assediato in Mantova, ma soltanto consentirgli di approvvigionarsi per resistere ancora tre mesi, fintantoché si fossero ultimate le operazioni di compensazione sul fronte del Reno, è stato, come potete immaginare, entusiasmante.
Gli Editti Imperiali di Perdono ai Disertori:L'esistenza stessa di questi editti ci indica che il fenomeno delle "diserzioni" doveva essere di grande rilevanza numerica. Quando questo fenomeno rientra nelle proporzioni fisiologiche di ogni guerra, a nessuno Stato è mei venuto in mente di "perdonare i disertori". Al contrario questo crimine viene consioderato tra i più infami e infamanti, punito con la pena di morte in tempo di guerra e con lunghi periodi di detenzione e lavori forzati in tempo di pace ancora ai giorni nostri. L'indulto totale offerto dall'Imperatore Austriaco è gia di per sé dimostrazione, quindi, che la percentuale delle "diserzioni" travalicava quella che sia lecito attendersi. Nella mia ricerca sul tema, pur non approfondita, è emerso un simile Editto anche da parte del Regno di Napoli. Ritengo che possano esservene stati anche da parte di altri Regni Europei, in concomitanza alla formazione di "Corpi di Volontari" che, esplicitamente o in seguito a "cattura e riarruolamento", finivano per militare nell'Armata del Corso. Napoleone costituì infatti anche un mezzo per la Borghesia Europea di arricchirsi a mezzo di razzie militari e accedere a titoli nobiliari "per merito di servizio", che il Bonaparte in effetti non lesinava ai suoi accoliti. ![]() Pagg. 835 - 36 del Volume 23mo della Raccolta. Articolo spedito da Vienna il 17 Dicembre 1796, Gazzetta Universale, n. 105 pubblicata Sabato 31 Dicembre 1796 - courtesy of Google Books. Nella seguente iterazione dell'Editto in data 4 Luglio 1797 vediamo che l'Imperatore è persino edotto dei reggimenti in cui andavano a riarruolarsi i suoi "disertori". Osservo che in tal modo l'Editto non si configura più come il perdono per una "semplice" diserzione, ma diventa indulto totale per un reato ancora più grave, quello di tradimento, in quanto i "disertori" si riarruolavano con il nemico della loro Patria. A noi questi editti permettono di comprendere meglio le metodologia di riarruolamento con Napoleone. I "prigionieri" austriaci venivano ammessi ai nuovi ruoli attraverso i cosiddetti "Reggimenti Polacchi" del Dombrowsky, mediante le forze di sostegno a Napoleone concessegli dai suoi alleati Spagna e Piemonte e mediante la formazione di "Legioni" formalmente reclutate sui territori invasi. Troveremo conferma di quest'ultima affermazione anche tra qualche pagina del Tentori, in una prossima Pubblicazione. ![]() Pag. 445 del Volume 24mo della Raccolta. Articolo spedito da Rovereto il 4 Luglio 1797, Gazzetta Universale, n. 56 pubblicata Sabato 15 Luglio 1797 - courtesy of Google Books. L'iterazione dell'Editto integrale del Dicembre 97, e l'estensione dell'indulto fino alla metà del 1798. Dal canto suo Napoleone seppe ben sfruttare a proprio vantaggio, nei confronti del proprio Governo, il fatto di disporre ormai di un esercito mercenario quasi del tutto slegato per nascita dal Paese che formalmente serviva. Fu questo, assieme all'appoggio di chi dietro le quinte aveva costruito il suo mito, ovvero i grandi ideologi e banchieri del movimento proto-sionista, a consentrigli di farsi infine Imperatore dei Francesi in nome della Repubblica. ![]() Pagg. 795 - 96 del Volume 24mo della Raccolta. Articolo spedito da Vienna il 1 Dicembre 1797, Gazzetta Universale, n. 100 pubblicata Sabato 16 Dicembre 1797 - courtesy of Google Books.
La presenza del Clarke:Henri-Jacques-Guillaume Clarke proviene dall'ambiente dei profughi inglesi in Francia. Appartiene alla non esigua schiera dei camaleonti che pur avendo rivestito ruoli importantissimi nell'epopea e nelle gerarchie Napoleoniche (fu persino Ministro della Guerra), passarono poi indenni nelle alte gerarchie del restaurato Luigi XVIII. Clarke inoltre godette, come Napoleone, Massena e altri, di una "carcerazione protettiva" negli ultimi frenetici giorni del Terrore. ![]() Pag. 807 del Volume 23mo della Raccolta. Articolo spedito da Venezia il 10 Dicembre 1796, Gazzetta Universale, n. 101 pubblicata Martedì 17 Dicembre 1796; I falsi rinforzi "Francesi" a Napoleone:A quanto pare i corrispondenti della "Gazzetta Universale" vedono transitare truppe di rinforzo per Napoleone, ed è evidente del resto che il Bonaparte ha potuto ripopolare non poco le sue truppe dopo l'eccidio di Arcole. A parte l'evidente piaggeria demagogica del corrispondente da Milano, che fa ascendere nientemeno che a 30.000 uomini, di cui addirittura 14.000 cavalleggeri, la consistenza di questi rinforzi, convengo che questi vi siano stati, per l'ammontare complessivo di forse anche 20.000 uomini, come risulta dal computo delle forze Napoleoniche in Appendice "B". Sappiamo che i rinforzi dalla Francia raggiungeranno Napoleone solo nel Marzo 1797, poco prima della Battaglia del Tagliamento, provenienti dal fronte del Reno e dalla Sambre-et-Meuse. Sulla composizione dei rinforzi ricevuti in Novembre e Dicembre 1796 abbiamo già disquisito e argomentato anche più sopra, nella sezione degli Editti di perdono ai disertori. Ce ne fossimo dimenticati, anche in questi altri articoli compare il nome di uno dei principali riarruolatori: il "Generale Pollacco Dombrowsky". En passant osserverei che è anche assai improbabile che i nuovi militi fossero in misura significativa dei sinceri "repubblicani".
I veri rinforzi ad Alvinzy:
Possono essere di un qualche interesse questi due ultimi articoli. Nel primo, del 16 Maggio 1796, si vede quale fosse il concorso di volontari antinapoleonici solo tra le popolazioni del Tirolo. Certo l'articolista da Bolzano tirava, come si suol dire, l'acqua al molino austriaco, e il numero di 80.000 giovani è assai probabilmente esagerato, tuttavia è noto che i Bersaglieri Tirolesi, specializzati nell'abbattimento a distanza degli ufficiali, furono la principale spina nel fianco di Napoleone nella sua futura marcia verso Leoben.
Il riarmo dello Stato della Chiesa
Umberto Sartori NoteNota 1 - La "Gazzetta Universale" è uno dei più famosi giornali italici del XVIII e XIX Secolo. Era pubblicata due volte per settimana nel Granducato di Toscana. Viene definito "giornale fiorentino", ma vi è ragione di ritenere che, forse in tempi diversi, venisse stampato a Livorno, Pisa e forse Foligno. Nel periodo che ci interessa, aveva come curatori principali Luigi Semplici e l'abate Vincenzo Piombi, ma aveva subito l'influenza illuministica e filogiacobina di Filippo Buonarroti, che ne fu collaboratore negli anni 1788 e 1789. Buonarroti si dimise nel 1790, per recarsi in Corsica seguendo la sua vocazione di agitatore politico, che mal si sposava con l'impostazione quietistica e incline al compromesso con i poteri locali, della Gazzetta e dei suoi estensori. Dove il Buonarroti era smaccatamente filo-francese, la Gazzetta, approfittando di una certa liberalità d'espressione in uso a quel tempo nel Granducato di Toscana, consentiva la pubblicazione di notizie addomesticate al potere nei luoghi da cui tali notizie provenivano. L'integralismo, e forse l'integrità del Buonarroti non potevano accordarsi con tale politica editoriale, e ce ne dà chiara espressione una sua lettera da Pisa del 22 Giugno 1791: Pisa 22 giugno 1791. Al signor Vincenzo Piombi Redattore della "Gazzetta Universale". Firenze Segreteria di Stato, anno 1792, prot. 5, n. 8, Straordinari - da: "Filippo Buonarroti e altri studi", di Pia Onnis Rosa. La "Gazzetta Universale" divulga notizie e informazioni provenienti da suoi collaboratori sparsi nei vari Paesi del Mondo. Si occupa di politica locale e internazionale, di cronaca e di commercio. Ogni numero si conclude con annunci di interese bibliografico. Ulteriori notizie su questo e altri giornali italici possono essere trovate nelle Opere di Maria Augusta Morelli Timpanaro, di Valerio Castronovo e di Nicola Tranfaglia. Grazie per le informazioni anche a questi siti Web: Giornali in Italia e collaborations.com Torna alla Pubb. XXXII | In questa pubblicazione, Appendice "A" | Vai all'Appendice "B" || Va all'Indice degli Argomenti di questa pubblicazione ||
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