Storia di Venezia
Pagina pubblicata 24 Giugno 2014
Cristoforo Tentori, Raccolta Cronologico Ragionata
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![]() Il Generale Joseph Alvinczy von Berberek. Veterano sessantaduenne di molte battaglie, questo generale ha un punto particolarmente interessante nel suo curriculum. Egli fu infatti nominato insegnante di tattica del futuro Francesco II proprio da quel Giuseppe II che promanò il "Decreto Imperiale di Permissione della Massoneria" negli anni in cui questa organizzazione preparava la sua rete europea (cfr. Pubb. IX). Courtesy of Wikimedia. Cristoforo Tentori riassume brevemente la situazione bellica del Fronte italiano nel periodo tra la fine di Novembre 1796 e la metà di Gennaio 1797. Si tratta di un periodo di tregua, che gli Austriaci usano per farsi raggiungere da consistenti rinforzi da Est e da Nord, e che invece i Francesi di prima linea e delle retrovie utilizzano per gozzovigliare nel saccheggio di Verona e dei Territori limitrofi (abbiamo una esauriente descrizione di questo comportamento delle truppe, e dello spirito che le animava in quei giorni, ne l' "Histoire Militaire de Massena" di Édouard Gachot, che vedremo nell'Appendice "B"). Alla tregua segue una breve e intensissima battaglia, divenuta celebre con il nome di "Battaglia di Rivoli", uno dei capisaldi del mito di Napoleone come grande stratega. La narrazione di Tentori, piuttosto lacunosa e confusa, evidenzia che l'Abate qui non si abbevera a fonti diplomatiche e rapporti dal campo, ma alle voci diffuse presso l'opinione pubblica e a resoconti giornalistici, presumibilmente da "Le Notizie dal Mondo" e da "Gazzetta Universale"(1). Ho così cercato quelle stesse fonti e le ho in parte trovate, tuttavia come era logico attendersi, pur arricchendo le scarne notizie del Tentori, quelle fonti possono apparire spurie e manipolate. Sull'argomento ho trovato anche alcuni brani nella "Storia dell'Armi Italiane dal 1796 al 1814", di Felice Turotti, ma anch'egli sembra abbeverarsi alle stesse fonti del Tentori, pur se oltre un secolo più tardi. Questa documentazione va a costituire l'Appendice "A". Su segnalazione dell'amico Paolo Foramitti, vero "filo d'Arianna" della bibliografia che informa questo lavoro, è arrivata sul mio tavolo di studio un'opera originale che, pur composta nei primi anni del 1900, si presenta con le caratteristiche e le intenzioni di un'opera storica. L'Autore, Édouard Gachot, ha avuto accesso agli archivi del General Massena, ha svolto ricerche in vari altri Archivi incluso quello di Stato di Venezia ed effettuato sopralluoghi in molti siti delle battaglie che descrive. Il suo racconto dei fatti è molto puntiglioso e fornisce alcune cifre precisate all'unità. Per quanto ho potuto esperire, ricostruendo le sue descrizioni anche con l'aiuto di Google Earth, ho notato l'efficacia narrativa e la vividezza con cui descrive le situazioni di battaglia, e devo dire che gode di tutta la mia stima come poeta vero ed epico. Tuttavia sulle cifre la sua puntigliosità viene meno. Conta accuratamente le vittime del nemico, grazie ai dati dell'Archivio di Guerra Viennese, ma tende a essere molto più sommario riguardo quelle della propria Armata, principalmente perché la disorganizzazione amministrativa dello Stato Francese in quegli anni non permetteva di registrare i dati con esattezza. Inoltre possiamo ormai essere ragionevolmente certi che i dati trasmessi a Parigi dai Generali sul campo erano ampiamente falsificati, per ragioni sia immediate che strategiche. Avvenivano infatti cose sul campo che sia l'Opinione Pubblica francese, che il suo Direttorio, era assai meglio non sapessero, ai fini del disegno Napoleonico. Mi riferisco per quel che riguarda la prima alla brutalità dei saccheggi e dei soprusi; agli accordi che Napoleone andava intessendo con gli Austriaci per quel che riguarda il secondo. Accordi che si formalizzeranno nelle clausole segrete del Trattato di Leoben. Tuttavia la verve descrittiva di Gachot ci permette di comprendere che le perdite dell'orda francese negli scontri con l'esercito regolare Austriaco erano ingentissime. Una pecca del Gachot, dal punto di vista storico, è che "dimentica" di citare le fonti quando parla di ingentissimi "rinforzi" che raggiungerebbero l'Armata "dalla Francia": nella tregua di Dicembre 1796 sono 20.000 i soldati Napoleonici che "spuntano dal nulla", quando noi sappiamo da più fonti (i Cahiers di Xavier e le lettere di Napoleone stesso, oltre ai Dispacci Ambasciatoriali) che questi rinforzi, tremendamente rallentati dal collo di bottiglia della Savoia, non arriveranno a combattere prima della battaglia del Tagliamento, che è ancora di là da venire, al momento del nostro racconto. Ancora Gachot, trascinato dalla foga del racconto epico, omette di confrontare, soprattutto nella battaglia di Rivoli, gli effetti devastanti della poca artiglieria francese sul Quosdanowich che assalta il vallone di Rivoli, e sul Wukassowich che traccheggia sul greto dell'Adige, con la reale portata delle bocche da fuoco dell'epoca, come vedremo nell'Appendice "B". In quella stessa Appendice vedremo anche le vistose incongruenze strategico-tattiche da parte Austriaca, che trasformano le ecatombi di Arcole e Rivoli da eventi bellici a tragiche commedie. Mi rendo conto di proporre una lunghissima digressione al lavoro di esegesi sulla "Raccolta Cronologico Ragionata" del Tentori. Tuttavia ai lettori è noto, per mie esplicite e reiterate dichiarazioni, l'intento essenzialmente ideologico di questo lavoro storico; in questo scopo è essenziale chiarire quanto più possibile lo svolgersi dei fatti, in modo da poterne consolidare la logica ragionativa necessaria. Si tratta in questo caso di fatti ed eventi estremamente importanti, perché le Battaglie di Arcole e Rivoli sono quelle che apriranno definitivamente la strada a Napoleone per la conquista completa dei Territori dello Stato da Tera veneziano. Non mi sentivo di progredire con alle spalle la sola esposizione fattaci da Cristoforo Tentori, sommaria, vaga e non suffragata da documenti espliciti. Chi avrà la pazienza di leggere le Appendici scoprirà come io non mi sia sbagliato, nell'attardarmi in questa apparente digressione. Queste battaglie e gli accadimenti collegati meglio di ogni altro evento, prima del Trattato di Leoben, mettono infatti in luce la grande congiura internazionale che muove e sostiene Napoleone nel suo attacco alla Serenissima. Esponiamo dunque innanzittutto il racconto di Cristoforo Tentori che, nonostante la sua lacunosa brevità ha dimostrato di non scostarsi significativamente dall'andamento reale delle cose. Da pag. 368: Veddemo (sic) già i Francesi nello scorso Novembre 1796 occupare l'ampia linea dell'Adige, trincieratisi in cordone sin al di sotto di Ronco, e quindi estendersi sino a Villanova, Vago e Caldiero. Come ben vediamo dalla carta geografica in testa a questa pubblicazione, i Francesi, nonostante la controffensiva opposta all'Alvinzi nella battaglia di Arcole, si trovavano ancora in posizione assai più compressa di quella tenuta prima della discesa del Generale Austriaco. Nell'Appendice "B" sono disponibili file Google Earth che localizzano luoghi e movimenti sia della Battaglia di Arcole che di quella di Rivoli. E' altamente probabile che il nostro Abate non avesse nozione precisa della geografia di quei luoghi. Noi che disponiamo di mappe precise e dettagliate ben vediamo che lungi dall' "estendersi", la posizione dei Napoleonici meglio si definisce "concentrata" nell'area tra Verona e San Bonifacio. Vediamo anche che la situazione potrebbe essersi stabilizzata, dopo le battaglie nella zona di Arcole e Ronco (già commentate nella Pubblicazione XXIX, ma approfondite nell'Appendice "B", grazie all'apporto del Gachot), non con i Francesi in possesso di Arcole, come era sembrato, ma al contrario trincerati al di sotto di Ronco, ovvero sulla sponda opposta dell'Adige. Nell'Appendice "B", scopriremo che in realtà i Francesi avevano del tutto smobilitato non solo la riva sinistra dell'Adige, ma che l'intero corso del fiume, in uscita da Verona. era stato sguarnito. Le pattuglie che Bajalich invierà ad Arcole e Ronco il 10 Gennaio 1797 segnaleranno via libera alle truppe di Provera incaricato di marciare su Mantova. Le truppe di Napoleone si erano infatti ammassate nel campo trincerato di Verona, con la Divisione Massena scaglionata da Bussolengo fino a Villanova (San Bonifacio), lasciando Augereau con i suoi pochi uomini a guardia del solo porto di Legnago, molto più a Sud. Le truppe di Augereau non erano particolarmente combattive, come vedrà chi legga l'Appendice "B" riguardo ai fatti di Arcole, ed erano state ampiamente decimate in quella battaglia, per cui non tenteranno nemmeno di ingaggiare combattimento quando i 10.000 uomini di Provera, il 13 Gennaio 1797, getteranno un ponte tre chilometri a Nord di Legnago, ad Anghiari, limitandosi a seguirli di lontano. Si era dunque venuta a creare una ampia "terra di nessuno", tra San Bonifacio, avamposto francese, e Vicenza, in mano Austriaca. Sappiamo da Gachot che, sempre il 10 Gennaio 1797, Bajalich occupò le alture di Caldiero senza trovarvi nemici. La tanto decantata "Vittoria di Arcole", uno dei capisaldi del mito Napoleonico, non sembra dunque aver portato alcun miglioramento alla situazione francese, se non per l'altissimo numero di prigionieri che, come vedremo espresso esplicitamente dal Tentori in una prossima Pubblicazione (grazie a un rapporto degli Inquisitori da Milano) erano, volenti o nolenti, riarruolati sotto la bandiera francese. Arcole del resto non sembra rivestire una posizione strategica decisiva, e Tentori ci parla di luoghi meno famosi ma più importanti, come "Villanova, Vago e Caldiero". Queste località, infatti, da un lato si protendono verso Vicenza, e dall'altro formano linea contro una eventuale discesa da Nord-Est delle Truppe Austriache in Bassano. Abbiamo dunque un periodo di tregua, tra il Novembre 1796 e il Gennaio 1797 nel quale gli Austriaci continuano a ricevere rinforzi dai Territori del loro Impero sia da Nord attraverso il Tirolo che dalle province Illiriche a Est. Saranno infatti molti i Reggimenti Croati che parteciperanno alle prossime gesta belliche. Da pag. 368: In questo stato d'inerzia si tennero le due armate sin ai primi di Gennaio 1797, e furono gli Austriaci i primi, che decampando dalle loro posizioni diedero luogo a quei fatti strepitosi, che siamo ad accennare. Questo è tutto quanto ci dice su quel periodo di tregua l'Abate, ma Gachot, nell'Appendice "B" ci racconterà assai meglio, cosa succedesse ai Francesi e ai poveri Veronesi in quei due mesi di non belligeranza. Dal racconto di Tentori si ricava che Alvinzi aveva infine posto il suo Quartier Generale a Trento.
In quegli stessi giorni a Rovereto di concentra un alto numero di alti Ufficiali Austriaci: "Klebers (Probabilmente Tentori confonde questo nome con quello di Koblos), Seckeodorf, Quosdanowich, Liptay, Principe Reuss, Wukasowich ed Oczkai.". Il giorno 11 Gennaio Alvinzi muove il grosso dell'Armata sulle tracce degli squadroni di Cavalleria giunti da Bassano, che nel frattempo avevano, sembra, conquistato Montebaldo e la Corona. Le avanguardie di Alvinzi calano su Rivoli, che viene conquistata il 12 e avanzano verso Verona : "Il rimbombo del cannone, che andavasi allontanando da' monti indicava la vittoria degli Austriaci. Di fatto discesero essi da Montebaldo ad onta della viva resistenza dei Francesi, e s'introdussero in Rivoli coll'acquisto di 9 pezzi di cannone, e di alcune centinaja di Prigionieri.". Gachot nell'Appendice "B" non ci parlerà di questo fatto. Per lui l'attacco degli Austriaci a Rivoli partirà solo all'alba del 14 Gennaio. Tuttavia in quella data egli ci fa trovare Joubert asserragliato sul dosso di Camporengo, e non nell'abitato di Rivoli, è dunque possibile che nella sua ritirata avesse già perduto anche quella postazione. Gachot ci viene in soccorso per comprendere il passo successivo di Tentori, che sembra volerci dire che quegli stessi Austriaci che avevano conquistato Rivoli, nella stessa prima mattina del 12 Gennaio fossero giunti anche sotto gli spalti di Verona, e per di più attaccando da direzione Nord-Est. Buonaparte, che trovavasi a Bologna, si trasferì tosto a Verona. Appena egli era giunto in quella Città, che alle ore 6 della mattina del giorno del 12 gli Austriaci si presentarono attaccando la vanguardia del General Massena, postata al Villaggio di San Michele; Da Gachot apprendiamo invece che si trattava di truppe del Generale Bajalich, presumibilmente provenienti da Bassano e Vicenza. Napoleone inoltre avrebbe solo fatto credere di essere a Bologna, mentre si trovava in realtà a Milano. Vediamo quindi che questo movimento in avanti dell'esercito Austriaco si apre a ventaglio su un fronte molto vasto, che copre l'intero quadrante da Nord a Est. Gli Imperiali scendono lungo il Garda, dalle vallate parallele, da Bassano e da Vicenza convergendo in direzione di Verona; da Padova e da Monselice si muovono verso Mantova. Vedremo Nell'Appendice "B" la descrizione di questo e altri grossolani "errori" strategici di dispersione delle forze da parte Austriaca. Massena, comunque, riuscirebbe a respingere l'attacco, facendo anche 600 prigionieri. Da pag.369: nello stesso giorno (12 gennaio), ed alla stessa ora gli Austriaci attaccarono la linea Francese di Montebaldo diretta dal General Joubert, che li respinse... La resistenza di Joubert fu però ben presto vinta, dal momento che quello stesso giorno Tentori ci ha già descritto gli Austriaci scendere vittoriosi dal Baldo e occupare Rivoli, mentre Joubert si arrocca nella improbabile difesa del Dosso di Camporengo. Secondo Tentori Joubert a questo punto informa Napoleone dei movimenti del nemico nella sua zona, e il Buonaparte si sposta in zona di Rivoli assieme al Corpo di Massena all'alba del 14 Gennaio. Da Gachot apprendiamo che Bonaparte era stato avvisato dell'attacco da Nord già il 10 Gennaio, da parte della spia Toli, mentre l'Alvinzy aveva già raggiunto Preabocco, pochi chilometri a Nord di Rivoli. L'Austriaco però indugia a lanciare l'attacco, che annienterebbe i pochi superstiti di Joubert, per due o tre giorni, fino al 14, quando in zona sono giunti gli uomini di Massena e il Generale in capite stesso. Dopo tre ore (circa 12 secondo Gachot) di feroce combattimento sulle Alture di San Marco e attorno a Rivoli, gli Austriaci, che pure non avevano ancora spiegato tutte le loro forze, si ritirarono "con sorpresa di tutti, lasciando al nemico buon numero di prigionieri.". Sorpresa, in quanto era corsa voce, assieme a quella dell'avanzare vittorioso dell'Alvinzi, che il Napoleone stesso fosse stato fatto prigioniero. il General Alvinzi (di cui la pubblica fama faceva prigioniere il Buonaparte) si ritirò con sorpresa di tutti, lasciando al nemico buon numero di prigionieri: Era egli ancora padrone della Corona, ma non era (dicesi) più in grado d'inquietare i Francesi. In merito a questa battaglia, minutamente descritta nell'Appendice "B", rimando alle osservazioni conclusive di quella Pubblicazione. Nel frattempo, a Sud, il giorno 13 Gennaio, il Generale Provera, dopo avere catturato la guarnigione del piccolo avamposto francese a Bevilacqua, aveva gettato un ponte sull'Adige nei pressi di Legnago, attraversandolo con 10.000 uomini senza essere attaccato dall'Augereau che presidiava Legnago stessa. Provera si era dunque portato all'attacco del blocco d'assedio di Mantova da Est, assaltando il sobborgo di San Giorgio e la Favorita. Contemporaneamente, il Wurmser comandava una sortita, ma inspiegabilmente, anziché andare incontro al Provera prendendo tra due fuochi gli assedianti, questa sortita si effettuò in direzione del borgo di Sant'Antonio, ovvero a Nord. Oltre a questa evidente incongruenza tattica dei Generali Austriaci, non possiamo non rimarcare che gli eventi sotto Mantova avvengono con un giorno di anticipo rispetto agli scontri di Rivoli che impegnano Napoleone e Massena. Eppure, secondo il racconto di Tentori, la sortita del Maresciallo Wurmser sarebbe rintuzzata dal Massena stesso. I Francesi Generali Serrurier, Victor, e Massena costrinsero il Vecchio Maresciallo con grave perdita a ritirarsi nella Piazza. Segue la resa del Provera, che si consegna al nemico: "Sei mila Prigionieri, fra quali la maggior parte de' Volontarj di Vienna (2), e 20 pezzi di cannone furono pei francesi il frutto di quella memorabile giornata". Da pag. 370: Grandissimo fu il numero dei prigionieri, e quindi grandissima la perdita degli Austriaci. Questo "numero dei prigionieri", secondo il Gachot, ammonterebbe nientemeno che a 20.000 uomini. A questo punto c'è una generale ritirata Austriaca, Alvinzi si avvia verso il Tirolo e "i Corpi, che avevano passata la Brenta, molto diminuiti, ed in gran confusione si ritirarono al di là della Piave, ove si accamparono.". Nonostante le perdite e la inevitabile stanchezza, i Francesi questa volta trovano le forze di inseguire i fuggiaschi, di occupare "Vicenza, Padova, e Bassano", nonché di fare "scorrerie verso la Piave attraversando anche Treviso". Non voglio lasciare l'argomento delle ecatombi Napoleoniche nella prima Campagna d'Italia senza riassumere alcune delle palesi incongruenze che la Storia ufficiale ha sin qui trascurato e occultato.
Tutte queste domande conducono a una sola ragionevole risposta, che ho già ormai formulato più volte e che trova conferma a ogni nuovo scontro: le offensive Austriache hanno tra i loro scopi principali il rimpiazzare i membri dell'orda partita dalla Francia con militi addestrati e affidabili, con i quali infine saccheggiare soprattutto Venezia e Roma, ma anche Mantova, Bologna, Firenze, gli scrigni delle gemme più preziose d'Italia. A questa mia risposta ragionevole, è stato da alcuni amici avanzato un dubbio altrettanto ragionevole: "Come è possibile che queste massicce sostituzioni di soldati passassero del tutto inosservate, soprattutto agli occhi dei commilitoni? Possibile che nessuno se ne sia accorto, che nessuno ne abbia parlato?". Per sciogliere questa legittima osservazione, sono opportune alcune riflessioni:
Solo dopo avere raccolto i miei indizi logici su questa inconsueta procedura militare ho scoperto, leggendo alcune pagine più avanti nel Tentori, che un agente degli Inquisitori da Milano ci spiegherà nel dettaglio le procedure di riarruolamento messe in opera da Napoleone, e le vedremo in una prossima pubblicazione. Umberto Sartori ![]() La zona di Rivoli in una carta dell'I.G.M. del 1801 (courtesy of Istituto Geografico Militare). Clic per ingrandire | Clic per vedere questi luoghi in Google Earth NoteNota 1 - La "Gazzetta Universale" è uno dei più famosi giornali italici del XVIII e XIX Secolo. Era pubblicata due volte per settimana nel Granducato di Toscana. Viene definito "giornale fiorentino", ma vi è ragione di ritenere che, forse in tempi diversi, venisse stampato a Livorno, Pisa e forse Foligno. Nel periodo che ci interessa, aveva come curatori principali Luigi Semplici e l'abate Vincenzo Piombi, ma aveva subito l'influenza illuministica e filogiacobina di Filippo Buonarroti, che ne fu collaboratore negli anni 1788 e 1789. Buonarroti si dimise nel 1790, per recarsi in Corsica seguendo la sua vocazione di agitatore politico, che mal si sposava con l'impostazione quietistica e incline al compromesso con i poteri locali, della Gazzetta e dei suoi estensori. Dove il Buonarroti era smaccatamente filo-francese, la Gazzetta, approfittando di una certa liberalità d'espressione in uso a quel tempo nel Granducato di Toscana, consentiva la pubblicazione di notizie addomesticate al potere nei luoghi da cui tali notizie provenivano. L'integralismo, e forse l'integrità del Buonarroti non potevano accordarsi con tale politica editoriale, e ce ne dà chiara espressione una sua lettera da Pisa del 22 Giugno 1791: Pisa 22 giugno 1791. Al signor Vincenzo Piombi Redattore della "Gazzetta Universale". Firenze Segreteria di Stato, anno 1792, prot. 5, n. 8, Straordinari - da: "Filippo Buonarroti e altri studi", di Pia Onnis Rosa. La "Gazzetta Universale" divulga notizie e informazioni provenienti da suoi collaboratori sparsi nei vari Paesi del Mondo. Si occupa di politica locale e internazionale, di cronaca e di commercio. Ogni numero si conclude con annunci di interese bibliografico. Ulteriori notizie su questo e altri giornali italici possono essere trovate nelle Opere di Maria Augusta Morelli Timpanaro, di Valerio Castronovo e di Nicola Tranfaglia. Grazie per le informazioni anche a questi siti Web: Giornali in Italia e http://www.collaborations.com Nota 2 - Si tratta di un corpo di volontari composto in gran parte di studenti e di rampolli della buona borghesia viennese. Fu nominato loro generale il Principe ereditario Ferdinando, e la loro bandiera fu ricamata a mano dalla stessa Imperatrice. Vai a pagg. 353 - 368 | In questa pubblicazione, pagg. 368 - 371 | Vai a pagg. 371 - 380 || Va all'Indice degli Argomenti di questa pubblicazione || Appendice "A" || Appendice "B" || Illustrazioni ||
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